26/12/1973 - Omelia S. Stefano ore 6.30 e ore 8.30

Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1973
Omelia, Mercoledì Festa santo Stefano primo martire, Messa ore 6, 30 e 8, 30

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At 6, 8-10; 7, 54-60; Mt 10, 17-22

MESSA ORE 6, 30

Ieri abbiamo visto l’amore di Dio per gli uomini, oggi vediamo come coloro che hanno capito quell’amore hanno risposto.

Ieri contemplavamo il Signore disceso dal cielo, oggi vediamo Stefano salire al cielo.

Ieri vedevamo gli angeli scendere sulla grotta di Betlemme, oggi vediamo gli angeli portare l’anima di Stefano alla gloria.

Ieri vedevamo la povertà e l’umiltà di Gesù, oggi vediamo come Stefano ha saputo capire quella povertà e quell’umiltà.

Ieri vedevamo come il Signore ha avuto compassione dei nostri peccati, oggi vediamo Stefano che, nella gloria del suo martirio, sa perdonare a coloro che lo uccidono.

È dunque motivo di meditazione il martirio di Stefano, motivo di meditazione perché noi dobbiamo raccogliere l’amore di Gesù fino in fondo; dobbiamo raccogliere l’amore di Gesù e corrispondervi in una maniera completa, perché, è evidente, è solo così che si risponde all’amore di Dio. All’amore non si risponde con mezze cose, all’amore di Dio non si corrisponde con delle mezze virtù, all’amore di Dio si risponde in pienezza anche se questo, come per Stefano, portasse al martirio.

L’amore di Dio ha delle esigenze assolute. Bisogna bene entrare in queste esigenze e nelle conseguenze logiche, in quelle conseguenze forti che sconvolgono tutte le mentalità e i piani umani.

L’amore di Dio domanda allora una fortezza, una generosità, un impegno senza dei “se” e dei “ma”, senza delle mezze misure: amore totale. Stefano ha fatto così ed è per questo che in Stefano noi vediamo veramente l’esempio pieno di coerenza cristiana. Parliamo di coerenza, di logica, parliamo di impegno pieno.

Vogliamo allora domandare a questo santo di capire le conseguenze di chi dice di amare Dio, come bisogna tradurre cioè questo amore di Dio, come dobbiamo viverlo giorno per giorno, non lasciandoci vincere dalle difficoltà. Se noi dovremmo rispondere anche con il martirio alle esigenze dell’amore di Dio, perché ci dobbiamo fermare alle difficoltà quotidiane, alle difficoltà che ci presenta una preghiera fatta bene, una bontà generosa, una testimonianza logica? Noi che siamo i figli dei martiri, perché dovremmo nella pratica della giornata essere fiacchi e senza vigore? I martiri ci parlano, i martiri ci spronano, i martiri ci indicano il Paradiso.

MESSA ORE 8,30

Lo splendido martirio di Stefano è motivo maggiore per meditare sul presepio, su Gesù venuto per noi a dare la vita. “Non c’è maggiore amore”, ha detto Gesù, “che dare la vita per la persona che si ama” (Gv 15, 5).

Ecco perché comprendiamo come il Signore ha permesso il martirio di questo giovane, lo ha permesso per la sua gloria e perché fosse un’autorevole risposta, una meravigliosa testimonianza.

Santo Stefano, pieno di Spirito Santo, testimonia davanti a tutti la sua fede in Gesù: “Fissando gli occhi, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra”. Testimonia la sua fede, senza usare nessuna misura, nessun criterio umano; era il momento nel quale rischiava di più e non ha fuggito il rischio. Stavano attorno a lui furenti. A nostro modo di vedere, sarebbe stato un atto di prudenza tacere, aveva già parlato eloquentemente, ma non era secondo lo Spirito di Dio e Stefano proclama la sua fortissima fede: “Ecco, io contemplo i cieli aperti!”. Di qui il furore: “Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi, poi si scagliarono tutti insieme contro di lui”.

Ecco l’uomo forte, l’uomo grande, ecco l’uomo buono. Pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. E gridò forte: “Signore, non imputare loro questo peccato” (At 7, 60).

Dobbiamo prendere delle indicazioni preziose per la nostra vita cristiana. Se la venuta di Dio in una stalla, se la venuta di Dio, che si è preso la nostra umanità, è sembrata una pazzia, una cosa da non dire, qualche cosa che bisognava in tutti i modi diminuire, voi sapete, la storia ce lo documenta, come si è tentato molte volte di diminuire questo scandalo, o attenuando la divinità, o attenuando l’umanità. C’è stato chi ha detto: “Sì, Gesù non è poi Dio, è divino solo”. C’è stato chi ha detto: “Non esageriamo! Non è poi un uomo come noi. Sì, aveva un’umanità, ma non come la nostra”.

Ecco, d’altra parte si è cercato di attenuare la risposta dell’uomo a questo mistero della nascita e si è detto che la risposta dell’uomo poteva essere contemperata, poteva essere ragionata, poteva essere posta sotto un giudizio di prudenza, che non bisogna poi esagerare… Essere cristiani sì, ma attenti ai fanatismi, attenti alle esagerazioni...

All’amore di Dio non si risponde con mezze misure né con mezze virtù; si risponde in pienezza.

CODICE 73NRO01320N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1973
OCCASIONE Omelia, Mercoledì Festa santo Stefano primo martire, Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Coerenza cristiana in Santo Stefano
ARGOMENTI Coerenza cristiana in Santo Stefano
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