26/12/1977 - Omelia S. Stefano

Sant’Ilario d’Enza, 26/12/1977
Omelia, Lunedì festa di Santo Stefano primo martire

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At 6, 8-10; 7, 54-60; Mt 10, 17-22

Noi oggi dobbiamo chiedere a Santo Stefano la virtù della fortezza, quella virtù che ci fa superare tutte le cose contrarie, tutte le cose che tentano, in qualche maniera, di non farci raggiungere il fine e il fine della nostra vita è la vera santità. Il Signore vuole che ognuno si santifichi nella sua condizione, nel suo stato, vuole che ognuno raggiunga quella perfezione a cui lui lo chiama. Non è che nella Chiesa abbia chiamato solo alcuni esempi rari e straordinari, non è che abbia chiamato solo alcuni alla santità, ha chiamato tutti. Un cristiano che fa bene ogni giorno i suoi doveri, che sopporta con fede le contrarietà della vita, che cerca di crescere in grazia è un cristiano santo, anche se non raggiunge l’eroicità di certi campioni di fede. Noi dobbiamo tendere alla santità e perciò ognuno si deve proporre di essere un cristiano autentico, non un cristiano mediocre, non un cristiano che tira via, non un cristiano che si accontenta di evitare le colpe gravi, non un cristiano che stagna nei suoi difetti. La nascita del Signore ci ha ricordato una cosa mirabile: ieri non abbiamo solo fatto un ricordo storico, ma abbiamo enunciato un mistero e il mistero è la volontà di Cristo di vivere la nostra vita, di nascere e di crescere in noi. In ognuno di noi Cristo vuole ancora praticare l’umiltà, in ognuno di noi Cristo vuole ancora continuare la sua opera di amore, la sua lode al Padre e l’amore verso tutti. Ogni cristiano deve sentire così, che in lui Cristo opera e Cristo cresce. Cristo opera, perché non facciamo che presentare a lui le nostre facoltà: lui prega in noi, lui soffre in noi, lui agisce in noi. Perché? Perchè siamo membra del suo corpo e la vita che circola nella nostra vita, la vita che possediamo, la grazia santificante è la sua, perciò dobbiamo sentire che non solo abbiamo un precetto, abbiamo un principio vitale che agisce e si afferma. Ogni cristiano, come Stefano, deve sentire questa volontà d’imitazione del suo Maestro, ogni cristiano deve sentire la sua vocazione di testimonianza: “Io vi ho mandato” (Gv 15, 16) …“siate miei testimoni” (At 1, 8). L’esempio mirabile di Stefano, un giovane così forte e così maturo, ecco, è restato per tutti i secoli, è restato un invito, è restato una scuola, è restato un grande carisma di grazie. Oh sì, imitiamo santo Stefano! E non pensiamo di diventare come vuole il Signore senza sforzo. Il Signore non vuole dei rinunciatari, non vuole dei pigri, non vuole degli svogliati, vuole persone ricche di amore e l’amore è forte e l’amore è vigoroso e l’amore trionfa e l’amore è impegnato e l’amore è di tutti i giorni. Riempiamoci il cuore del suo amore, perché allora seguiremo la strada di santo Stefano, vivremo ogni giorno la nostra esperienza a lode di Dio e a testimonianza davanti agli uomini. Lavoriamo tutti i giorni per il regno di Dio e così diventeremo ricchi, per entrare con Stefano nella gloria. Così tutti i giorni, con umiltà, il nostro servizio.

CODICE 77NRO01320N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/12/1977
OCCASIONE Omelia, Lunedì festa di Santo Stefano primo martire
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La vita di Cristo nel cristiano, santità ordinaria
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