1 Cor 7, 25-35; Mt 25 1, 1-13
Celebrare la festa della nostra santa patrona non è semplicemente entrare in una consuetudine, in una tradizione, tradizione del resto di tanti secoli. È qualche cosa molto di più: è riconoscere una grande verità, che è alla base di tutta la nostra fede, è riconoscere che il Signore ci ha voluti in un’unità, in una comunione di unità, in una comunione di vita, in una comunione di forza, in una comunione d’amore. Ci ha voluti così, che tutti noi siamo una sola cosa nel Cristo, sia che il “noi” si riferisca al Paradiso, al Purgatorio o a questa terra. Ci ha voluti un’unica cosa. Perciò la nostra santa è unita a noi in una grande comunione di carità. È nella gloria, ma non si dimentica dei suoi fratelli. La gloria di Dio non rende meno caritatevoli. Come durante la sua vita Sant’Eulalia ha compreso fino in fondo la sofferenza dei suoi fratelli e spontaneamente si è presentata al tribunale del giudice, per rimproverarlo di ciò che la sua crudeltà stava facendo, come non sarà vicino a noi ora che tanto più vicina a Dio quanto più ne partecipa a faccia a faccia la vita?
Ed è allora un motivo di confidenza, di profonda confidenza che ci anima. Sappiamo di essere uniti a lei e che lei, invocata come nostra patrona, è piena di carità verso di noi. È un motivo che ci conforta ed è un motivo che ci dà una precisa fisionomia. Noi siamo la comunità di Sant’Eulalia, siamo una comunità nella Chiesa, una porzione della Chiesa riunita così nel nome del Signore con una santa, che davanti a Dio ha preso la nostra protezione, ha preso la nostra cittadinanza, perché i santi, che sono i cittadini di Dio, amano anche essere i cittadini nella Chiesa. Ecco perché ce la sentiamo vicina, ecco perché gioiamo del suo patrocinio.
E dopo questo motivo di confidenza, ecco che si rinnova il motivo forte che la sua figura ci rappresenta. Sant’Eulalia è stata vergine e qui parliamo di coraggio e qui parliamo di forza. In un mondo pagano è stata illibata e vergine ed è stata martire, e non ha esitato a immolare la sua giovinezza nello sboccio per l’amore al Cristo e ai fratelli.
La nostra comunità, se si caratterizza così, si deve caratterizzare proprio nella sua fisionomia di forza. Deve essere una comunità di fede, di una fede serena ma forte, di una fede chiara, di una fede che dà testimonianza, di una fede che è veramente valida e non s’intimidisce di fronte a tutte le cose contrarie. La nostra comunità, questa sera, deve fare la sua revisione di vita. Abbiamo letto la parabola delle vergini stolte e prudenti: la nostra comunità deve continuamente convertirsi e deve vedere come esprime la sua fede, come è aperta e generosa nella sua fede, come è pronta nella sua testimonianza.
Ognuno di noi deve revisionare se stesso e tutti insieme dobbiamo sempre confrontare le nostre linee con la Parola del Signore. Nel testo della parabola ci è raccomandata la vigilanza, c’è raccomandata la saggezza, la chiaroveggenza, il saper vedere le cose, il saper andare incontro alle cose. Ed è proprio qui: non una fortezza generica, una fortezza che sa andare bene contro gli ostacoli, che sa indovinare le cose, che sa adoperarle nel giusto senso. Una comunità che si revisiona è una comunità che non si crede mai a posto, perché non lo siamo mai, ma momento per momento dobbiamo sempre cercare di rinnovarci, momento per momento dobbiamo realizzare sempre maggiore serenità nella nostra testimonianza, sempre maggiore incisività, sempre maggiore estensione.
Sono motivi che noi mediteremo, sono motivi su cui noi ritorneremo. Questa sera diciamo solo questo, diciamo a Sant’Eulalia di renderci anche noi degni del suo coraggio e della sua fortezza, degni del suo candore e del suo sangue, degni della sua fede e del suo amore.
CODICE | 74N9O01311N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 10/12/1974 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì II settimana Tempo Avvento, Festa Patrona Santa Eulalia |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Il patrocinio di Santa Eulalia |
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