29/06/1986 - Omelia S. Pietro e Paolo Fidanzamento

Sant’Ilario d’Enza, 29/06/1986
Omelia, Solennità Santi Pietro e Paolo − Fidanzamento

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At 3,1-10; Gal 1,11-20; Gv 21,15-19.

La festa dei santi apostoli Pietro e Paolo è motivo di gioia ed è motivo per accrescere la nostra fede, perché il Signore li ha voluti a fondamento della Chiesa e da loro abbiamo ricevuto il vangelo. Noi li invochiamo per essere degni del loro nome, della loro opera, della loro magnifica fede. Vogliamo vivere così, vogliamo seguirli come maestri e guide. Vogliamo sentire tanto amore alla Chiesa, tanta unione con la Chiesa. Vogliamo completare sempre di più il nostro essere cristiani che non è avere una strada individualista, ma è inserirci nella pulsazione di vita che è propria del Corpo Mistico di Gesù, della Chiesa che combatte su questa terra, della Chiesa trionfante nel cielo e sofferente nel purgatorio.

Vogliamo inserirci veramente in una dignità, in una irradiazione, in una forma di dinamismo particolarmente forte e ardente. Vogliamo nella Chiesa credere, nella Chiesa sperare, nella Chiesa amare.

Lo scorso anno abbiamo posto a centro della nostra vitalità il sacramento del Battesimo. Quest’anno vogliamo prendere a motivo di meditazione e di revisione la prospettiva alla quale ci hanno richiamato anche i nostri vescovi: la Riconciliazione, il sacramento della Riconciliazione. La vita ecclesiale vuol essere vita di amore, di riconciliazione, di pulsazione molto forte e molto completa. Vogliamo riconciliarci con Dio. Vogliamo riconciliarci nella Chiesa e con gli uomini per essere veramente discepoli del Signore Gesù sull’esempio dei santi Apostoli. Vogliamo dare alla nostra vita una purificazione e un amore grande, una spinta sempre maggiore per fuggire – ecco qui il senso della festa di oggi !– ogni forma di mediocrità, quella mediocrità slavata e ridicola che troppe volte prende certi cristiani che si accontentano di non essere perfidi, di non essere in forme gravi di peccato e vivacchiano una «vita-no»: una vita che dovrebbe essere un «sì» pieno e invece è quel «no» sussurrato a bassa voce, quel «no» che viene scambiato per «sì».

Dobbiamo tendere a una riconciliazione piena, a un amore pieno al Signore perché siamo discepoli dei martiri. Se vogliamo essere degni di Pietro dobbiamo avere il suo dono di consacrazione; se vogliamo essere discepoli di Paolo dobbiamo essere più coraggiosi e più completi.

Dobbiamo realizzare nella Chiesa una grande testimonianza di fede, una testimonianza di verità, una testimonianza di carità, una testimonianza di apertura a tutti. Generosamente, fedelmente, completamente. Dobbiamo essere veramente i cristiani che seguono gli Apostoli. Dobbiamo essere cristiani generosi, forti e umili. Unendo la fortezza e l’umiltà eviteremo le due grandi occasioni di caduta: la timidità – non si può come cristiani essere timidi! –, la debolezza, e quella che è invece una forma di orgoglio. Forti e umili.

È questo che domandiamo per la nostra comunità quest’anno al Signore. Vogliamo essere convinti e forti del nostro cammino.

CODICE 86FUO0133CD
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 29/06/1986
OCCASIONE Omelia, Solennità Santi Pietro e Paolo − Fidanzamento
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Amare la Chiesa; annuncio «Anno della Riconciliazione»
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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