26/12/1988 - Omelia S.Stefano

Sant’Ilario d’Enza, 26/12/1988
Omelia, Festa di Santo Stefano, primo martire

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At 6,8-10. 7,54-60; Mt 10,17-22.

Guardiamo a santo Stefano come ad un miracolo dell’amore, di quell’amore portato da Gesù sulla terra.

Stefano ha amato Gesù e per suo amore si è offerto; si è offerto e la sua offerta è stata preziosa, gradita agli occhi di Dio.

Stefano, miracolo di amore, ha proclamato la verità, ha proclamato la parola che aveva ricevuto.

Stefano ha amato fino a pregare per i suoi uccisori; li ha amati tanto da pregare che la loro iniquità non venisse considerata un peccato.

Ed è proprio da Stefano che dobbiamo prendere lezione, ammaestramento, forza perchè, per corrispondere all’amore di Gesù, abbiamo una sola maniera: anche noi dobbiamo saper amare, anche noi dobbiamo saperci offrire come Gesù per la gloria del Padre.

Anche noi possiamo fare questo miracolo: nella nostra vita amare molto, amare il Signore concretamente, in tutte le cose di ogni giorno; amarlo concretamente, sapendo trasformare tutto nel vero servizio di Dio, perchè la nostra vita deve essere tutto servizio.

Noi, in questa esistenza, abbiamo un solo compito: quello di offrire il nostro servizio e questo deve essere fatto di amore, non di mediocrità, non di una forma sbagliata, concentrata su se stessa.

Dobbiamo saper amare il Signore.

La preghiera deve essere amore, perchè deve essere colloquio, perchè deve essere ascolto, perchè deve essere risposta. La liturgia ci deve coinvolgere totalmente, perchè nella liturgia diamo la vera gloria al Signore con tutta la Chiesa. La nostra liturgia, particolarmente quella eucaristica, la nostra Messa, non deve essere assistita con il cuore freddo, con l’anima indifferente, semplicemente come un dovere esteriore, ma partecipata con tanto amore, con tanto cuore, perchè la Messa è il fuoco dell’amore di Dio acceso per noi. La Messa è un mare di amore e se, durante la Messa, con Gesù non amiamo il Padre e non ci offriamo a Lui, non siamo degni del dono. Bisogna che l’Eucaristia venga percepita nella fede così: è la grande carità di Gesù, partecipata a noi, che ci coinvolge e ci trasforma.

E, poi, tutta la giornata: la nostra carità verso il prossimo, l’esercizio del dominio di noi stessi per vincere le nostre passioni, per vincere le nostre tentazioni, per essere veramente i servi del Signore, vigilanti e pronti.

Ecco, Stefano ci indica la strada. Percorriamola con grande entusiasmo, con grande fede.

Stefano ci dice che la vita cristiana è sublime, è bella, è forte. Bisogna abbracciarla fino in fondo e non avere paura se il Signore ci chiede dei sacrifici, perchè la gioia è un fiore che sboccia quando il ramo ha accettato le spine.

Animiamoci, animiamoci quindi a fare per il Signore quello che l’amore ci suggerisce, perchè l’amore ci spinge, l’amore ci interroga, l’amore ci assicura.

CODICE 88NRO01320N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/12/1988
OCCASIONE Omelia, Festa di Santo Stefano, primo martire
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La figura di santo Stefano; amare molto
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