Is 58,9-14; Lc 5,27-32
Levi, che diventerà poi san Matteo, dopo avere detto di sì a Gesù, quando il Signore improvvisamente lo chiamò: “Seguimi”, fece un gran pranzo, celebrò una grande gioia. Avete sentito le parole: “Gli preparò un grande banchetto nella sua casa”. Il fatto ci deve fare riflettere. Quando ci diamo al Signore, noi ci diamo alla vera vita, alla vera gioia. Quando facciamo qualche cosa contro il Signore, lo facciamo contro la gioia, lo facciamo contro noi stessi. Il motivo che tante volte ricorrerà in questa quaresima dobbiamo cercare di farlo profondamente nostro, legando sempre le due cose: il peccato contro ogni apparenza porta sempre alla tristezza e alla rovina; ubbidire a Dio, anche quando costa molto, porta sempre alla vera libertà, alla vera pace, alla vera gioia. Il mondo va insistentemente verso la felicità. La vorrebbe avere tutta, ma prende la via sbagliata. Non l’ha. Noi lo vediamo nella nostra società, noi lo vediamo nel mondo intero. L’uomo senza Dio è un uomo condannato a una tristezza, a un’angoscia, a una rovina sicura. Allora questa persuasione la dobbiamo rendere talmente nostra che in tutte le nostre giornate noi teniamo ben forti i nostri propositi, i nostri propositi di impegno, di rettitudine, i nostri propositi di penitenza e di preghiera. Ci dobbiamo ben persuadere che la vita ce la dobbiamo conquistare con vero sforzo, ma la vera pace allora è il nostro premio. Gli uomini agitati e convulsi cercano nelle cose di questo mondo possedute male, possedute egoisticamente e passionalmente, quanto può essere di godimento. Il Signore ci insegna attraverso non solo le parole della Bibbia, ma attraverso l’esperienza quotidiana che Lui è il magnifico nostro Padre, che ci ama, che se quelle cose che proibisce vedesse che ci renderebbero contenti, oh, quanto ce le darebbe! Dio ci ama e, quando si ama veramente, si desidera la vera felicità. Dio vuole che siamo contenti e ci proibisce quelle cose che non ci rendono contenti, quelle cose che sono illusioni: l’illusione di chi crede di avere la felicità nei soldi, nel possesso, escludendone gelosamente gli altri; di coloro che credono di essere felici immergendosi nel fango dell’impurità; di quelli che credono di essere felici mettendosi sopra gli altri, e sfruttando gli altri, e opprimendo gli altri, e limitando gli altri. Il Signore vuole insegnarci la strada della liberazione da tutte le false illusioni., da tutte le chimere, da tutte le fantasticherie, da tutte quelle deformazioni che le nostre passioni creano, che il mondo alimenta. Chiediamo allora al Signore che veramente noi possiamo essere veritieri e saggi. Non la morte del peccatore, Lui vuole, ma che si converta e viva. Che ci convertiamo dai nostri peccati per essere veramente e generosamente testimoni di Lui. Che noi possiamo trattare tutte le cose come vuole Lui che le trattiamo. “Insegnaci, Signore, la tua via”, dice il Salmo responsoriale. “Custodiscimi perché sono fedele. Tu, Dio mio, salva il tuo servo che in te spera”
CODICE | 79C2Q0134YN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato delle Ceneri |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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