1 Sam 9, 1-4.10. 17-19; 10, 1; Mc 2, 13-17
“Gesù gli disse: “Seguimi”. Egli, alzatosi, lo seguì” (Mc 2, 14). Come fece l’apostolo san Matteo, lungo i secoli anime generose, anime forti hanno seguito Gesù . “Egli, alzatosi, lo seguì”. Lasciò tutto anche sant’Antonio, lasciò tutto per seguire il Signore e Lo seguì in una via di perfezione e di carità. Nato nel 250 d. C, morì nel 356: centosei anni, centosei anni di preghiera, di penitenza, di intervento vivo nelle cose della Chiesa perché, se la sua abituale residenza era una grotta nel deserto, non fu mai estraneo alla vita che si svolgeva nella Chiesa. I primi sessant’anni della sua vita imperversavano le persecuzioni e lui confortava i martiri e lui li visitava nelle prigioni e lui sapeva essere vicino ai deboli per irrobustirli, ai paurosi per rincuorarli. Gli altri anni della sua vita, quando la Chiesa ottenne la libertà, ancora lo vediamo presente nella vita, nelle traversie della Chiesa. Sant’Antonio fu sempre presente in quei pericoli che noi chiamiamo “eresie”. Quando la Chiesa ottenne libertà dalle persecuzioni e dal potere politico, ebbe un pericolo forse più grave nei cattivi cristiani, in quelli che volevano essere degli innovatori e laceravano il tessuto della Chiesa. La grande eresia dell’epoca era quella di Ario, un prete della chiesa di Alessandria astuto e intelligente ma perverso, e la Chiesa ebbe da lottare molto. Sant’Antonio fu con la Chiesa, si adoperò perché trionfasse la verità. Noi ammiriamo il santo, che fino all’estrema vecchiaia fu sempre vigile, fu sempre pronto, fu sempre ricco di contemplazione, ma anche ricco di azione ed è proprio quello che dobbiamo sottolineare. Il cristiano vero è quello che unisce due cose: la preghiera e l’azione, altrimenti vi sarebbe una mutilazione. Non solo preghiera, non basta; non solo azione, sarebbe una stoltezza. Il cristiano vero unisce la sua preghiera ai suoi impegni, ai suoi doveri, alla partecipazione alla vita della Chiesa. Ecco, vogliamo fare il nostro esame di coscienza e chiederci come sappiamo unire questi due termini, quanto informiamo cioè i nostri impegni di preghiera, di viva preghiera, di intensa preghiera perché il Signore è vicino a noi.
La vita di sant’Antonio non è stata facile, la vita di Antonio è stata dura e difficile e, quando rimaneva nel deserto a pregare, non è che fosse tranquillo e in pace, le sue tentazioni sono famose! I diavoli tante volte gli apparivano sotto forma di animali feroci, di animali che simbolicamente gli presentavano le tentazioni più affascinanti. Antonio ha lottato, ha saputo vincere, ha saputo raggiungere la pienezza della carità verso Dio e verso il prossimo con un impegno generoso, continuo e fervido. Vogliamo sul suo esempio proporre al Signore di non sgomentarci delle difficoltà della vita, ma di voler raggiungere serenamente la perfezione e il bene, così, sull’esempio di questo santo che a distanza di tanti secoli è ancora per noi modello e sprone a fare sempre meglio.
CODICE | 81AGO01330N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 17/01/1981 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato I settimana Tempo Ordinario, Memoria di sant’Antonio Abate |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La vita del cristiano: preghiera e azione nella Chiesa |
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