Dt 26,16-19; Mt 5,43-48
La liturgia insiste. Anche ieri sottolineava il nostro impegno di carità verso tutti. Ora sottolinea la perfezione della carità: “Siate perfetti come il Padre vostro celeste”. È perfetto il Padre celeste, perché, mentre ogni giorno gli uomini lo offendono, mentre ogni minuto gli uomini lo bestemmiano atrocemente, Lui continua a elargire i suoi mirabili benefici. Il peccatore adopera la sua bocca, adopera il suo corpo contro Dio quando è Dio che glielo dà. Ogni momento glielo dà. Il conservarci nell’essere nella vita è una continua creazione. “Siate perfetti come il Padre vostro”. Ecco chi dobbiamo guardare. Guardare il Padre celeste e nel nostro amore non distinguere, non distinguere chi ci fa del bene e chi ci fa del male, non distinguere tra chi è simpatico e chi è antipatico, non distinguere in nessuna cosa. “Siate perfetti”. Solo così il cristiano può modellarsi sull’esempio di Gesù, il quale, vera immagine del Padre celeste, ha amato tutti. Ha amato i grandi peccatori e li ha perdonati. Ha amato i farisei ipocriti e per amore li ha richiamati. Ha amato gli scribi e i sadducei che cercavano ogni pretesto per condannarlo. Ha amato tutti. Quando ha scelto Giuda, il Signore sapeva che l’avrebbe tradito e Lui l’ha scelto, l’ha messo nel collegio apostolico, lo ha fatto partecipi dei suoi segreti, lo ha trattato come trattava Pietro, come trattava Giovanni, lo ha ammesso nell’intimità del suo cuore. E sapeva che lo avrebbe tradito. E anche nell’Ultima Cena se lo è messo vicino e ha tentato di strapparlo al tradimento, ha cercato di redimerlo. Inutilmente. Ha cercato di richiamarlo. Invano. Ma sempre il suo cuore è stato aperto, non s’è mai chiuso. Ed è qui che dobbiamo davvero insistere, perché la nostra carità sia veramente universale, per tutti, sia piena, senza mezze cose, sia soprannaturale, perché altrimenti non è abbastanza valida. Soprannaturale nella fede, soprannaturale nell’intenzione, soprannaturale nel modo. Dobbiamo esercitare questa nostra carità con perseveranza. Troppo spesso la nostra carità è segnata dal nostro umore. La leghiamo dunque a un fatto istintivo: se si è di buon umore o non si è. Così è conformata la nostra carità. Allora torna la parola di Gesù: “Beati coloro che custodiscono la Parola di Dio in cuore buono e sincero”, ecco, la bontà e la sincerità e l’apertura, “E portano frutto con la loro perseveranza”. Indubbiamente le sorgenti della nostra carità sono proprio quelle che il Signore così abbondantemente ci dona: la forza della sua Parola, la comunione con la sua Eucarestia, la comunione con tutta la Chiesa. Cioè è dalla Parola di Dio, che è forza che esce da Dio, la trasformazione del nostro cuore povero e duro, è nella comunicazione con l’Eucarestia, in cui Gesù manifesta la carità somma, il suo sacrificio per tutti. È morto di amore anche per i nemici, anche per quelli che continuano a offenderlo terribilmente. E nella Chiesa perché è nel Corpo Mistico dove noi possiamo trovare l’appoggio, la solidarietà, la spinta per progredire e dare quella vera gloria che il Signore s’aspetta, perché solo i cristiani sanno amare, solo i cristiani sanno perdonare. Amore e perdono in un ordine completo, soprannaturale, in un ordine della fede stessa di Gesù, la fede che noi professiamo in Lui, la speranza che noi vogliamo vedere eseguita proprio dalla forza della sua risurrezione.
CODICE | 79C9Q01340N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato I Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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