Dt 26,16-19; Mt 5,43-48
Quando apparve sulla terra Gesù, apparve la manifestazione dell’amore di Dio. Noi abbiamo capito che Dio è essenzialmente amore, per cui aderire a Lui è aderire all’amore infinito, un amore pieno. Deve essere allora l’obiettivo di tutta la spiritualità cristiana realizzare quell’amore pieno, di cui Gesù ci è stato l’esempio ineguagliabile.
Quale momento ha avuto Gesù senza amore? Tutti i suoi misteri sono misteri di amore. Per che cosa palpitava il cuore di Gesù a Betlemme? Palpitava di amore. Per amore era venuto e per amore soffriva per noi. Per che cosa palpitava il cuore di Gesù a Nazareth? Era l’amore dell’umiltà e del nascondimento, perché noi imparassimo l’amore che serve, l’amore che serve nel nascondimento, nella mediocrità apparente di una vita quotidiana, in una oscura situazione che gli uomini certamente non valutano nemmeno inizialmente. E così via via noi vediamo queste manifestazioni di amore, manifestazioni sempre più evidenti, sempre più grandi: le vediamo nella sua predicazione, le vediamo nel Cenacolo quando, in un eccesso di carità, ha istituito l’Eucarestia per essere sempre con noi in tutti i secoli, là sulla croce.
Oh, il capolavoro di Gesù è un capolavoro di grande amore! Perciò da Lui dobbiamo imparare soprattutto ad amare, ad amare veramente, ad amare Dio con tutta l’anima nostra, a fare la sua volontà, anche quando ci costa, a farla con perfezione, a farla in tutte le circostanze, dalla più piccola alla più grande.
Dobbiamo imparare da Gesù la vittoria che dobbiamo, giorno per giorno, realizzare, una vittoria sul nostro egoismo, una vittoria sulla tendenza che abbiamo a vanificare la parola sacra e grande dell’amore, perché troppe volte per amore gli uomini intendono tutt’altro che l’amore. Hanno rovinato le parole, le hanno messe a servizio delle loro passioni più turpi, non capiscono che in questa maniera profanano tutto quello che, umanamente e divinamente, si può veramente chiamare amore.
È logico allora che l’amore sa servire, perché l’amore è chiamato alle opere; sa servire Dio, la Chiesa è la serva di Dio, dei suoi piani e della sua salvezza. Noi nella Chiesa dobbiamo vivere questo mistero nel servizio umile e generoso di Dio prima di tutto e, per amore di Dio, dei nostri fratelli. Dobbiamo combattere tutte le forme di orgoglio che ci impediscono troppe volte di vedere la grandezza che sta nel servire, che ci impediscono troppe volte il sentire le cose come devono essere sentite. L’orgoglio deforma tutto e, sotto il pretesto della nostra dignità e delle nostre posizioni, o sotto altri pretesti, è sempre l’orgoglio che ci impedisce quel servizio generoso, che è veramente la ricchezza della Chiesa di Dio.
Impariamo a vivere in comunità, senza pretese, senza giudizi malevoli sugli altri, senza critica che si volge così superficialmente senza considerare la realtà delle cose.
Impariamo a volerci bene e a servirci gli unigli altri. Non pensiamo di possedere solo noi la verità e che la prima idea che ci viene in mente è solo una cosa nostra, superiore a quello che pensano o hanno fatto o stanno svolgendo gli altri.
Impariamo la legge della carità, che sono leggi di rispetto e di umiltà e sono leggi che conducono così a un servizio umile e disinteressato.
Dal Signore la grande grazia di crescere nella carità, di dare a questa Quaresima il sapore buono della carità, che così intensamente ci ha raccomandato il Signore.
CODICE | 78BHQ01340N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 18/02/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato I Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Imparare ad amare da Gesù |
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