25/02/1978 - Omelia Sabato II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 25/02/1978
Omelia, Sabato II Settimana Tempo Quaresima

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Mic 7,14-15. 18-20; Lc 15,1-3. 11-32

Dicevamo che il grande fine della Quaresima è la conversione. Si parla allora del problema del pentimento, della penitenza, del saperci dolere dei nostri peccati e riconoscere come siamo andati contro il Padre, come scioccamente abbiamo creduto che la felicità fosse nel peccato, fosse nel ritornare al peccato, anche dopo la nostra triste esperienza.

Il Signore Gesù sapeva bene com’è il cuore dell’uomo, sapeva come siamo deboli, come ritorniamo insistentemente in cose che sono tutte da riprovare. Ci ha voluto dare non solo il perdono quante volte noi lo vogliamo, ma ha voluto che questo perdono fosse per noi sensibilizzato, sentissimo uno dire: “Ti sono perdonati i peccati, va in pace”. Sapeva che noi abbiamo bisogno di ricevere, oltre il perdono, una medicina che risani l’anima nostra, che ci dia coraggio, che ci doni forza, che ci faccia superare le miserie quotidiane. Ecco perché il dono del giorno della sua resurrezione è stato proprio un dono di misericordia per noi, è stato il dono del Sacramento della Penitenza, dove noi tutte le volte riceviamo il perdono, anche se ci andiamo tutti i giorni: sempre lo stesso cuore di Redentore, sempre lo stesso incontro di misericordia. Ha voluto che la Chiesa ci rassicurasse, ed ecco che il sacerdote in suo nome ci rassicura, ed ecco che viene pace dell’anima, viene serenità, viene consolazione e sentiamo sensibilmente il frutto del Sacramento, perché ci sentiamo più forti, ci sentiamo più sicuri, ci sentiamo più energici.

Questa nostra salita, questa nostra salita di amore, per cui troviamo nelle braccia di Gesù il sollievo di tutte le nostre miserie, noi dobbiamo valorizzarla, noi dobbiamo stimarla, dobbiamo cercarla sempre di più. Quanta stima per il Sacramento della Penitenza! Quanta, quanta deve essere la nostra riconoscenza!

Dobbiamo ringraziare Gesù, perché ci sentiremmo molto più poveri, ci sentiremmo molto più insicuri, ci sentiremmo tante volte smarriti di fronte al ripetersi delle nostre miserie, delle nostre cattiverie, dei nostri ritorni penosi. Una stima, un amore che ci deve portare a fare le cose con estrema fede, con estrema serietà, con estremo impegno.

Il tempo della Quaresima è un tempo di revisione di vita: rivediamo le nostre Confessioni, guardiamo se sono sincere, di una piena sincerità, perché siamo davanti a Lui e Lui ci sta ascoltando, ci sta ascoltando per vedere quanto siamo disponibili, ci sta ascoltando non per rimproverarci, ma per assolverci.

Guardiamo se le nostre Confessioni sono umili, non cercando altre cose, non cercando altre forme di evasione, ma mettendo con grande sentimento di colpevolezza le nostre colpe, esprimendo totalmente il nostro dolore.

Guardiamo se sono integre, cioè se le nostre Confessioni hanno tutti gli elementi necessari; se sono veramente una liberazione da tutto, perché se non sono da tutto, in cose gravi, non sono da niente.

Guardiamo se le nostre Confessioni sono veramente un’espressione di amore al Signore, un’espressione filiale, un’espressione che non dubita perché non può dubitare, un’espressione di tutta la nostra vita di fede, che nel Sacramento della Penitenza viene a cercare il conforto e la gioia perduta.

Così, guardando le nostre Confessioni, in questo tempo di Quaresima le cureremo di più, in questo tempo di Quaresima le faremo meglio, per poter così iniziare il nostro vero cammino penitenziale da figli prodighi, sicuri che come il padre della parabola avremo tutta la festa, tutta la festa del Signore, tutta la festa della sua famiglia, dei suoi angeli.

CODICE 78BSQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 25/02/1978
OCCASIONE Omelia, Sabato II Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il Sacramento della Penitenza: dono della Resurrezione
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