28/03/1981 - Omelia Sabato III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 28/03/1981
Omelia, Sabato III settimana Tempo Quaresima

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Os 6,1-6; Lc 18,9-14

“… per alcuni che presumevano di essere giusti”. È una posizione che è estremamente pericolosa ed è ugualmente facile: la presunzione di essere a posto, la presunzione di non avere nulla da rimproverarci, ma di essere facili a rimproverare gli altri, perché ci diamo sempre il diploma e crediamo di essere a posto, perché ci manca l’umiltà e l’orgoglio penetra così profondamente nell’anima che toglie la visione giusta e serena delle cose. Si è praticamente in una coscienza erronea, sbagliata, colpevolmente erronea. Una coscienza, allora, che non vede i propri peccati o li vede così diminuiti che non ne fa conto, che vede esagerati i propri meriti e grandi le proprie benemerenze. E si va avanti così di anno in anno. I difetti crescono, le virtù non si affermano e si crede di essere a posto. Il fariseo diceva una sola preghiera: “Ti ringrazio, Dio, perché non sono come gli altri”. Si sentiva così a posto da ringraziare Dio, ed era così giù di posto! Questa ipocrisia arrivata fino in fondo, questo stravolgimento delle cose! Ci salva allora la Misericordia di Dio. Quanto spesso noi dobbiamo invocare dal Signore la grazia di una vera conoscenza di noi stessi! Quanto dobbiamo invocare da Dio che ci faccia vedere un po’ di quello che è il Suo giudizio su di noi! Perché non quando uno dà a stesso la lode, questi è “a posto “ davanti a Dio, ma quando la lode viene pronunciata da Dio. Diffidiamo! I Santi si ritenevano grandi peccatori e avevano sempre da lamentarsi di se stessi e sempre si ritenevano manchevoli. Diffidiamo della nostra coscienza falsamente tranquilla, diffidiamo! Abbiamo bisogno di capire quanto dobbiamo a Dio e come davanti a Lui siamo sempre assolutamente debitori, e quanto dobbiamo correggerci. Quanto! Poveri noi, se ci riteniamo a posto quando non lo siamo, quando non inquadriamo bene i problemi e non sentiamo quello che dobbiamo a Dio e al prossimo! La nostra posizione sia sempre: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. L’umiltà; l’umiltà a cui ci educa la Messa: “Confesso, diciamo, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni” e non è una posa, deve essere una convinzione. È un atteggiamento cui ci educa la Confessione sacramentale proprio perché davanti a Dio riconosciamo le nostre colpe e sentiamo tutto quello che non abbiamo fatto. Educhiamoci allora al pentimento, educhiamoci al senso di responsabilità, educhiamoci! In questa umiltà sta la proporzione della nostra grandezza.

CODICE 81CTQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 28/03/1981
OCCASIONE Omelia, Sabato III settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La presunzione di essere giusti
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