16/03/1985 - Omelia Sabato III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1985
Omelia, Sabato III Settimana Tempo Quaresima

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Os 6,1-6; Lc 18,9-14

La parabola che Gesù racconta è perché noi sappiamo fare il nostro esame di coscienza. In realtà era vero quello che diceva il fariseo, era vero, ma non era completo. Era vero che osservava quei punti della legge, ma non si confrontava con altri punti anche più importanti, soprattutto il suo confronto non era con la santità di Dio. E mancava radicalmente di sincerità e perciò mancava di umiltà. Abbiamo bisogno di imparare a giudicarci, di vedere la nostra vita così nella verità come è davanti a Dio. È tanto facile illudersi! È tanto facile soprattutto perché ci paragoniamo con quelli che esteriormente sono peggiori di noi, non ci paragoniamo con quelli che davanti a Dio sono migliori di noi. E così cerchiamo il pretesto per una falsa tranquillità del nostro animo, per un modo di soddisfazione che è radicalmente sbagliato. Davanti a Dio dobbiamo vedere due cose: vedere quello che abbiamo ricevuto e quello che abbiamo dato. Allora sì che noteremo una sproporzione, allora sì che vedremo che, in conformità a quello che ci ha dato Dio, scarso è il nostro frutto, veramente pietosa è la nostra corrispondenza. Noi dobbiamo sentire urgente la voglia di convertirci. È proprio qui che tutta la liturgia quaresimale insiste. Convertirsi vuol dire riconoscere che siamo manchevoli, che c’è qualche cosa che non va, che c’è qualche cosa da migliorare e porre noi stessi subito, con slancio, nel desiderio di migliorarci. Non per renderci in una falsa tranquillità, ma per avvicinarci di più al Signore, per ascoltare meglio la sua voce, per migliorare la nostra povertà, chiedendo la grazia della sua larghezza e della sua misericordia. Impariamo allora questa valutazione, che sia una valutazione serena, che sia una valutazione limpida, perché nella sua luce vedremo sempre più luce, perché nella sua bontà sentiremo che dobbiamo migliorarci e possiamo migliorarci, che questa nostra possibilità è ancora dono di Dio e che tutta la nostra vita è un grande dono che merita una corrispondenza energica, pronta, una corrispondenza di amore , dell’amore vero, dell’amore pieno, dell’amore che possiamo dare a nostro Signore, perché l’amore che noi gli dobbiamo dare è sempre troppo poco. La Madonna, la Madre dell’Unigenito, ai piedi della croce, ci insegna come corrispondere. Quanto amore possiamo torchiare dai nostri cuori! Quanto possiamo dare di più, possiamo dare di meglio, possiamo dare con più slancio, con più perseveranza, con più distacco da noi stessi e dalle cose di questa terra!

CODICE 85CFQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1985
OCCASIONE Omelia, Sabato III Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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