Os 6,1-6; Lc 18,9-14
“O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Il primo gradino che sale verso Dio è il gradino dell’umiltà e l’umiltà è riconoscere i nostri limiti, è riconoscere i nostri difetti e i nostri peccati con sincerità, con lealtà. L’umiltà, diciamo allora, che è come il fondamento di tutta la costruzione spirituale: senza riconoscere la verità non è possibile alcun progresso. Non è umile colui che esteriormente simula un disprezzo di sé, ma dentro al cuore non riconosce i propri peccati. La verità sta dentro l’anima, è una persuasione che ciò che è non si può negare: che Dio sia l’infinito e che sia la fonte di tutta la realtà che noi vediamo, che Dio sia solo Lui degno di gloria e solo Lui dà a noi la possibilità di essere e di realizzarci: è verità. L’orgoglio è una forma di menzogna, è menzognero l’uomo che attribuisce a se stesso delle qualità che sono di Dio, dei pregi che vengono dall’Altissimo; l’orgoglioso vuole vantarsi di cose che non sono sue, che non gli appartengono. Di quelle cose lui è solo un amministratore, è solo uno che ha la responsabilità e ne dovrà dare conto al giudizio di Dio. Dobbiamo temere di essere orgogliosi, perché il primo peccato, quello degli Angeli, è stato un peccato di orgoglio, perché il primo peccato degli uomini, quello di Adamo ed Eva, è stato un peccato di orgoglio, perché alla base di tutte le cadute degli uomini c’è dell’orgoglio. Dobbiamo stare attenti e sentire fino in fondo quelle parole del vangelo che abbiamo letto: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” e le parole del salmo: “Tu gradisci o Dio gli umili di cuore”. Formarsi un cuore nuovo e uno spirito nuovo, come ci suggerisce in questa messa il profeta Ezechiele, è dunque porci nella verità, nel riconoscimento a Dio dei suoi diritti e non nel volerci innalzare scioccamente in rapporto a Dio. Chi è persuaso di questa verità diventa poi anche umile con gli altri uomini, perché riconosce i propri limiti, i propri difetti, i propri peccati e cerca di perdonare agli altri, perché sente che gli altri devono perdonare a lui. Chiediamo al Signore l’umiltà allora e proponiamoci di essere sempre sinceri.
CODICE | 80CEQ01342N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato III Settimana Tempo di Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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