04/03/1978 - Omelia Sabato III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 04/03/1978
Omelia, Sabato III Settimana Tempo Quaresima

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Os 6,1-6; Lc 18,9-14

Il problema sta proprio qui, collocarsi nella posizione giusta, nella posizione giusta riguardo a Dio e riguardo agli altri uomini, perché il peccato originale e tutti gli altri peccati nostri personali agiscono proprio in uno squilibrio: tendiamo a collocarci sempre in un posto falso, in una posizione errata, sicché siamo come una cosa fuori dal suo baricentro, siamo sempre inquieti. Perché? Perché non abbiamo la nostra posizione autentica, che è una posizione vera. Tendiamo, ed è evidente questa tendenza, a sopravvalutarci, a credere di essere qualche cosa, di potere qualche cosa, di potere di più, di valere di più degli altri. Perciò questa persuasione ci pone in un fuori opportunità. Facciamo dei pensieri non giusti, diciamo delle parole squilibrate, assumiamo degli atteggiamenti completamente errati, come il fariseo che credeva di farsi bello davanti a Dio e si metteva al di sopra di un altro uomo.

Cos’è l’umiltà se non il cercare sempre una collocazione giusta, secondo quello che siamo, secondo quello che meritiamo? La collocazione è quella di essere peccatori e di avere bisogno infinitamente di Dio, di aver bisogno di tutta la sua misericordia, perché non sono le nostre opere che ci salvano, ma è la sua infinita condiscendenza. Non sono le nostre cose che possono farci fare una bella figura, perché davanti a Dio dobbiamo nascondere la faccia e dire: - Signore, non valgo niente e ho fatto tante cose storte -.

Gesù di fronte, voi lo ricordate, di fronte ad alcune persone, che accusavano un’altra, ha detto: “Chi è senza peccato, tra di voi, scagli la prima pietra” (Gv 8, 7). Nessuno poté scagliarla. Noi molte volte la scagliamo e ci ergiamo a giudici e ci ergiamo a maestri e ci ergiamo a esecutori di una sentenza. Cercare questa posizione e poi cercare il nostro vero incontro con Dio, perché Dio, quando siamo così, nella verità, ci accoglie in pieno ed è vero che da Lui non viene un perdono giuridico formale, viene da Lui l’amore di un Padre, che ci investe, che ci trasforma, che ci rende sereni, che ci rende forti. Lui ci prende tra le braccia e allora i nostri dolori hanno la sua benedizione e vengono trasformati in meriti, allora le nostre opere è Lui che le fa, allora le nostre preghiere sono dettate dal suo Spirito, allora tra le braccia del Padre non abbiamo più nessun timore, sicuri che il Padre ci tiene uniti tutti, ci tiene uniti noi che siamo nel tempo e noi del tempo con quelli dell’eternità. Dio ci tiene uniti nella stessa provvidenza, nella stessa meravigliosa donazione. Ci tiene uniti. Non abbiamo paura: è Lui che si china, come il buon samaritano, sulle nostre ferite, è Lui che sa sorreggerci giorno per giorno, momento per momento.

Ecco allora la nostra confidenza, una confidenza vera, una confidenza piena, una confidenza operante, una confidenza in un Padre infinitamente Padre, in un Dio che si è degnato di farsi nostro fratello.

Guardiamo, in questi giorni, spesso il Crocefisso e nel Crocefisso leggeremo, leggeremo tutte le parole di vita e tutte le parole di conforto e il Crocefisso sarà davvero la nostra vera ricchezza, quella ricchezza data per arrivare fino al giorno della resurrezione.

CODICE 78C3Q01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 04/03/1978
OCCASIONE Omelia, Sabato III Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Umiltà: stare al proprio posto
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