Ger 11,18-20; Gv 7,40-53
Quando si leggono queste pagine del vangelo, viene molta tristezza nel cuore, perché ci chiediamo: perché Gesù, che è la stessa bontà, Gesù, che è la rivelazione dell’amore infinito, proprio Gesù lascia dietro di sé delle contese? Vi sono alcuni che non credono, vi sono altri che, oltre a non credere, sono aggressivi, sono cattivi e pieni di invidia. Come mai, se Gesù è venuto a portare la pace, come mai vi è chi invece fa guerra, chi invece si pone in una posizione così antitetica e così dura?
Perché la scena del vangelo si ripete, si ripete come qualche cosa di puntuale, qualche cosa che non si può immaginare che non avvenga. È proprio così. È proprio perché è l’amore e l’amore non sta con l’odio; proprio perché è la pace, la pace non sta con il malanimo. Proprio perché è venuto ad offrire il suo cuore, c’è chi non lo vuole, non lo vuole perché dovrebbe cambiare il proprio.
Già all’inizio della quaresima leggevamo il brano del profeta Ezechiele: “Cambiate il vostro cuore, fatevi un cuore di carne, lasciate il cuore di pietra”. E Gesù è ancora in mezzo al suo popolo, e Gesù è ancora vivo e operante in mezzo a noi. Lo sappiamo bene. L’Eucarestia è la sua presenza. L’Eucarestia è il suo sacrificio di offerta e di amore. L’Eucarestia è la tenerezza del cuore di Gesù.
Il mistero sta allora proprio qui: quanti capiscono l’Eucarestia? Quanti capiscono la preziosità di questo dono? Quanti partecipano ai tesori che Gesù diffonde dal sacramento di amore? Anche ora Gesù è ignorato, è osteggiato, è combattuto. Molti, anche di quelli che si dicono suoi, sono freddi, indifferenti, partecipano molto freddamente al sacrificio della messa, fanno delle comunioni che sono delle irriverenze o addirittura dei sacrilegi.
Quanto dobbiamo sentire il bisogno noi, di stringerci vicino a Gesù, di amarlo proprio con tutto il cuore.
Diceva Gesù nelle sue rivelazioni a santa Margherita Maria: “Se non avessi istituito l’Eucarestia, la istituirei per te”. È un discorso che giustamente sappiamo estendere a tutti: Gesù ci ama. È restato nel Santo Sacramento per noi. È di lì che viene ogni grazia, ogni bene, che viene ogni ricchezza nella Chiesa.
La quaresima ci deve infervorare all’amore, alla fede viva in Gesù Eucarestia. Ci prepariamo al Giovedì Santo, a celebrare la Cena, la Pasqua con Lui. Bisogna che arriviamo al Giovedì Santo con tanta maggiore tenerezza nel nostro cuore, tanta maggiore generosità di fede.
Amare il Signore, imparare a trattare con Lui, far sì che egli venga con gioia nel nostro cuore.
CODICE | 82CSQ01343N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 27/03/1982 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato IV settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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