31/03/1979 - Omelia Sabato IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 31/03/1979
Omelia, Sabato IV Settimana Tempo Quaresima

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Ger 11,18-20; Gv 7,40-53

I Farisei non hanno capito Gesù perché si sono fermati a delle difficoltà ridicole, a delle difficoltà che con un po’ di buon senso avrebbero potuto superare. Non l’hanno fatto. Evidentemente c’erano ragioni molto più profonde di quelle che loro adducevano. Era l’incompatibilità della loro vita col messaggio di Gesù. Era l’impossibilità di conciliare delle cose che non volevano perdere, con quelle che Gesù affermava. Ci dobbiamo sempre chiedere se anche per noi c’è un vero incontro col Signore o se ci fermiamo a qualche cosa che impedisce, che ostacola. Proprio perché in fondo non vogliamo arrenderci alla sua domanda, alla sua esigenza. Noi lo sappiamo, il momento più grande del nostro incontro con Gesù è la messa e sulla messa dobbiamo proprio porre il nostro punto interrogativo. Perché ci sono tanti modi di partecipare alla messa, ma uno solo è valido ed è quel modo che ci fa sentire Gesù nel memoriale della sua Passione e Morte e della sua Risurrezione. È quello che ci unisce a Gesù non visto in un’altra maniera, non sentito in un’altra maniera. Un incontro con Lui per essere con Lui veramente una cosa sola per la salvezza del mondo. Quali sono allora i modi sbagliati? È un modo sbagliato assistere solo con superficialità, guardando come uno spettacolo che si osserva, più o meno, con molte distrazioni. È un modo sbagliato fermarsi a una devozione personale, cioè essere da soli, essere chiusi in se stessi e non partecipare all’azione della Chiesa, all’azione dell’assemblea. È un modo sbagliato partecipare alla messa pensando a delle altre cose pur buone, ma che non riguardano la messa. C’è un modo di composta ma falsa devozione che non ci fa vibrare con Cristo, non ci fa sentire la responsabilità del nostro sacerdozio battesimale. Ci dobbiamo chiedere quanta negligenza abbiamo sedimentato nella nostra anima per non essere come Gesù ci vuole nella messa. Negligenze, distrazioni, mancanze d’impegno, quelle forme per cui non si forma con Cristo un cuore solo, non si forma con i fratelli un unico sentimento. Si va avanti così come viene, quasi secondo il sentimento del momento o il caso. Non ci impegniamo per arrivare attraverso il rito al mistero. Al massimo alcuni arrivano al rito, stanno attenti, ma non vanno oltre e perciò vedono solo una cosa esteriore ma non penetrano dentro a quella cosa, in una intima, profonda unione con Lui. Ecco in che cosa ci dobbiamo impegnare. Sentire la messa come la grande opera della redenzione che Gesù rinnova sul nostro altare insieme a tutto il suo Corpo Mistico. La messa è il grande capolavoro, la grande e soave realtà che il Signore ha reso quotidiana. Dobbiamo chiedere alla Madonna la grazia di poter imparare da Lei come si assiste al sacrificio di Gesù, dobbiamo chiedere alla Madonna la grazia di poter essere con Gesù uniti e fervorosi come lo è stata Lei. E questa grazia chiediamola insistentemente perché è una grazia centrale, una grazia di grande salvezza.

CODICE 79CZQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 31/03/1979
OCCASIONE Omelia, Sabato IV Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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