26/03/1983 - Omelia Sabato V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 26/03/1983
Omelia, Sabato V settimana Tempo Quaresima

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Ez 37,21-28; Gv 11,45-56

Gesù, osserva l’evangelista, non solo doveva morire per la nazione giudaica, ma per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. E con commozione leggiamo queste parole, perché il Signore, per farci figli di Dio anche noi, ha amato, anche noi ha redento, offrendo il Suo sangue, ponendo l’oblazione della Sua vita.

Noi entriamo, questa sera, nella settimana santa ed è necessario prima di tutto, che non ci consideriamo dei semplici spettatori, spettatori di un dramma che si è svolto tanti secoli lontano da noi, spettatori e perciò con un certo grado di indifferenza. Ciò che ha fatto il Signore lo ha fatto per tutti gli uomini, lo ha fatto anche per noi.

La maniera per vivere bene la settimana santa è sentire come è nel Suo amore che si realizza la nostra vita, che è nel Suo amore e nel Suo sacrificio che noi abbiamo la speranza della vita presente e della vita eterna, che, comprati da tutto il Suo sangue, ognuno di noi deve a sua volta diventare collaboratore della salvezza, non spettatore, ma attore; non coloro che stanno a guardare, ma coloro che sentono che il mistero di Cristo si sta operando anche adesso, nella Chiesa e in noi.

Nella Chiesa perché ancora nel mondo la Chiesa, che è il Corpo di Cristo, subisce l’ignominia della passione di Gesù. Ancora la Chiesa è perseguitata e offesa. Ancora la Chiesa è interpretata male, ancora si dice: bisogna che muoia, perché è un peso per il mondo, è un anacronismo, è qualche cosa che va tolto.

E per ognuno di noi, perché nel nostro corpo, nella nostra anima, dobbiamo partecipare alla passione del Signore, dobbiamo anche noi soffrire per vincere il peccato, per non sottostare alle tentazioni, per non essere schiavi delle cattive abitudini, per non comprometterci con il mondo.

Domani, domenica delle palme, vedremo Gesù nel pieno del suo trionfo, giunto sul monte degli ulivi, piangere, piangere su Gerusalemme e ripetere: “Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte… e tu non hai voluto”.

Ognuno di noi deve sentire la propria responsabilità. La responsabilità di acconsentire di collaborare alla grazia, di diventare veramente fedeli a Dio, perché a nulla varrebbe la nostra partecipazione liturgica, se poi nella vita concreta fossimo di nuovo ingrati, infedeli, se amassimo il mondo e le cose del mondo, quando il mondo è in posizione così antitetica e così ostile a Gesù. “Chi non è con me, è contro di me” ha detto.

Impegniamoci allora a una riflessione profonda, a una meditazione intensa, a rivivere in noi stessi il mistero della passione e della morte del Signore, perché, rivivendolo, possiamo corrispondere e possiamo, generosamente, collaborare.

CODICE 83CRQ01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/03/1983
OCCASIONE Omelia, Sabato V settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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