18/03/1978 - Omelia Sabato V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 18/03/1978
Omelia, Sabato V Settimana Tempo Quaresima - Solennità San Giuseppe

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Ez 37,21-28; Gv 11,45-56

La festa di San Giuseppe non viene a sconvolgere l’ordine liturgico della Quaresima, viene piuttosto a presentarci un modello nell’ordine di quello che abbiamo meditato in tutto questo tempo, perché abbiamo fissato i nostri occhi su Gesù servo, su Gesù che offre la sua vita per la redenzione di tutto il mondo. Ora, guardando come lui ha voluto il suo protettore, colui che è stato il custode della sua infanzia, noi possiamo comprendere ancor meglio come Lui desidera che siamo a sua imitazione.

Guardiamo la figura di Giuseppe, il suo silenzio, la sua fiducia in Dio, la sua rettitudine; il suo silenzio: tutta una vita compiuta così, nell’oscurità di un dovere quotidiano, senza aspettare alcunché su questa terra. Così servire e poi scomparire, scomparire alle cose di questo mondo senza vedere nemmeno i miracoli di Gesù, senza poter vedere come andava la missione di Gesù. Il servizio di Dio. Non ci chiama anche noi forse a compiere le cose ordinarie? A compiere in spirito di umiltà, in spirito di sacrificio, in spirito di fiducia in Dio tutte quelle cose che ogni giorno ci propone la vita? Ecco, non hanno nulla di grandioso, nulla che attiri l’attenzione, che in fondo non suonano eroismo, quella vita che il Papa Pio XI definiva come “il terribile quotidiano”, quelle cose sempre uguali, ma che vanno fatte bene, anzi sempre meglio.

Il Signore ci vuole così, fedeli al nostro dovere, responsabili dell’amore che Lui ci ha messo nel cuore, andando avanti senza aspettarci l’approvazione; compiere mille volte la stessa cosa, quando c’è entusiasmo e quando c’è tristezza d’animo, quando si sta bene e quando si sta poco bene. Fare sempre il proprio dovere, senza pesare sugli altri, portare le nostre croci senza farle notare e senza aggravare gli altri.

Ecco questa vita, che sembra tanto umile che il mondo non se ne accorge, ma che in realtà è tanto grande. Il Signore ha scelto san Giuseppe non senza una ragione. Era l’uomo adatto per assistere al più grande prodigio di tutti i secoli: la nascita di Gesù, la crescita di Gesù; un uomo che fosse silenzioso e custodisse il segreto, un uomo che fosse obbediente e sereno, anche di fronte alle cose improvvise: “Parti, va' in Egitto. Ritorna, va' a Nazareth”.

Un uomo così il Signore l’ha scelto, l’ha amato, l’ha fatto strumento delle sue grazie nell’economia della Chiesa per tutti i secoli.

Inchiniamoci di fronte alla figura di san Giuseppe e invochiamolo. Dobbiamo avere vera invocazione, derivata da molta stima, derivata da tanta, tanta comprensione di quello che lui ha fatto e di quello che certamente può compiere ancora nella Chiesa, per avere in lui un modello nostro, della nostra umanità debole, per avere in lui un intercessore così potente in Paradiso che diceva santa Teresa d’Avila: “Non ho mai chiesto nulla a san Giuseppe, senza averlo ottenuto”.

Ecco, domandiamogli la grazia di poter servire bene il Signore, sempre.

CODICE 78CHQ01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 18/03/1978
OCCASIONE Omelia, Sabato V Settimana Tempo Quaresima - Solennità San Giuseppe
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Giuseppe modello di servizio nell’ordinario
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