At 18, 23-28; Gv 16, 23-28
La festa della gloriosa Ascensione di Gesù al cielo ci deve riempire il cuore di un grande gaudio e deve dare una nuova forza alla nostra speranza.
Prima di tutto un grande gaudio. Quel Gesù che abbiamo visto, durante i giorni della Passione, umiliato, il suo volto non era più un volto d’uomo, lo abbiamo visto, coperto di sputi e tutto pieno di piaghe, morire là sulla croce in mezzo agli schiamazzi della folla, quel Gesù è là nel Cielo, è alla destra del Padre, cioè ha ricevuto il pieno potere su tutte le cose. È il Signore del cielo e della terra, tutto obbedisce a lui. Le sue sofferenze gli hanno meritato la più grande delle glorie, la sua umanità santissima partecipa pienamente allo splendore della divinità. Proprio perché amiamo Gesù, sentiamo profonda la nostra gioia di vederlo così innalzato al di sopra di tutti gli angeli, al di sopra di ogni potestà, come dice san Paolo, una profonda gioia che si trasforma in speranza, proprio la speranza che abbiamo: seguendolo sulla via del Calvario e della sofferenza, noi, per sua misericordia, lo possiamo seguire nel gaudio senza fine, nella partecipazione al suo potere e alla sua grandezza.
“Voi, aveva detto agli apostoli, voi che mi avete seguito e che avete lasciato tutto, avrete il centuplo in questa vita e siederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele” (cfr. Mt 19, 28). Chi segue Gesù nella sofferenza e nella lotta, segue Gesù nel gaudio e nel trionfo, nel potere.
Noi abbiamo la speranza che le cose di quaggiù, per la sua misericordia, diventino le cose di lassù, cioè siano trasformate dalla potenza sua infinita, siano veramente pegno quaggiù del merito incoronato lassù.
Quanto ci dobbiamo rallegrare che le povere sofferenze di questo mondo ci procurino un gaudio che è eterno!
Oh, come dobbiamo superare bene le nostre prove e le nostre tentazioni, quando pensiamo di avere da Gesù tanto premio, tanta gloria! Ed ecco perché allora l’esortazione della Liturgia è evidente: “Cercate le cose di lassù” (cfr. Lc 12, 31), tenete il vostro cuore lassù, perché lassù è Cristo. Pensiamo troppo poco al paradiso, troppo poco aneliamo al paradiso, perché siamo molto attaccati alle cose di questa terra e pensiamo sempre e solo a stare bene quaggiù. Distacchiamo il nostro cuore. Il Signore vuole, che il nostro cuore sia dov’è il tesoro vero e il tesoro vero è lui.
Impegniamoci allora a vivere una vita veramente degna del paradiso, una vita santa, una vita pura. È lo Spirito Santo che ci guida in questo, è lo Spirito Santo che ci dà il senso delle cose umane proiettate verso il divino, è lo Spirito Santo che ci fa gustare le cose proprie dello Spirito e ci fa disprezzare le cose materiali ed avvilenti.
Guardiamo allora con molta fede, guardiamo con molto gaudio. Impegniamoci ad essere sempre sotto la guida dello Spirito, veramente proiettati verso quello che non passa, e a superare le difficoltà di ciò che è transeunte e che passa continuamente, sapendo usare il tempo per l’eternità.
CODICE | 78E5N01365N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario 06/05/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato VI settimana Tempo di Pasqua, Novena Pentecoste – II giorno |
DESTINATARIO | Parrocchia |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Ascensione, speranza |
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