05/06/1976 - Omelia Sabato VII Pasqua Nov Pent 9

Sant’Ilario, 05/06/1976
Omelia, Sabato VII settimana Tempo Pasqua Vigilia Pentecoste, Novena Pentecoste - IX giorno

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Rm 8, 22-27; Gv 7, 37-39

Avete sentito questa parola di forza e di speranza, avete sentito san Paolo che parla di un’attesa, un’attesa che è gemito perché la vita è sofferenza, ma un gemito paragonabile a quello di una donna che aspetta la sua creatura: è un gemito che si trasforma in gaudio, in pace. “Nella speranza”, soggiunge l’apostolo, “noi siamo stati salvati” (Rm 8, 24).

E avete ancora sentito la Parola di Gesù, che parla di “fiumi di acqua viva” (Gv 7, 38), un’immagine per dire la ricchezza straordinaria delle grazie, che hanno coloro che credono in lui e che sono guidati dal suo Spirito.

La vita presente è nell’ordine della lotta e nell’ordine della durezza. Sappiamo bene, ognuno ha il suo peso e questo peso alle volte aumenta paurosamente. E il Signore sta a guardare? Il Signore non è spettatore, non è mai spettatore Iddio, Iddio è vicino a noi e la sua invisibile presenza è testimonianza del suo amore. Certo, dobbiamo capire il suo piano; certo, dobbiamo capire come il Signore ha disposto le cose. Questa vita tribolata la Scrittura dice bene: “Questa vita nell’oscurità, come uno che cammina nel buio a tentoni”. Questa vita deve essere una nostra dimostrazione di fedeltà, perché Dio vuole premiare per l’eternità coloro che sono fedeli, perché l’amore si dimostra così superando le difficoltà, l’amore a Dio non si dimostra accodandoci ad un trionfo, bensì seguendo il Figlio di Dio che ha sofferto, anzi, ha sofferto più di tutti, è salito sul Calvario ed è stato inchiodato alla croce.

Ecco allora il concepire la vita rettamente comporta, così, una visione ben precisa; non solo dobbiamo accettare la tribolazione, ma dobbiamo essere nell’iniziativa, cioè dobbiamo sapere superare le nostre difficoltà con il cuore aperto, con l’anima fiduciosa. Possedere questo si dice con un termine unico, si dice possedere la virtù della fortezza. Dire questo, quando le difficoltà da superare sono terribili, quando le difficoltà da superare portano fino all’angoscia... ecco, l’intervento speciale dello Spirito Santo. Noi diciamo il dono della Fortezza, ché il dono della Fortezza è un intervento di perfezione e di grazie, che supera ancora la forza che in noi dà la virtù ordinaria. Superarci, essere fedeli. Ecco, è la Parola che è partita da Gesù, che è risuonata il giorno della Pentecoste, è la Parola che ha reso gli apostoli intrepidi e coraggiosi, che ha reso i martiri sereni di fronte al sacrificio supremo della vita.

È la Parola che è venuta dal Cenacolo, dalla Pentecoste, dal fuoco e dal vento della Pentecoste e risuona nelle generazioni cristiane: bisogna essere forti.

Il cristiano deve sapere con serenità, con umiltà essere forte. Ma come? Ecco la nostra fiducia nello Spirito Santo, la nostra preghiera, la nostra buona volontà, la nostra partecipazione, ecco come si diventa forti.

La fortezza viene da Dio, ma viene con la nostra collaborazione, viene col nostro dare quanto possiamo un po’ anche noi, il resto lo fa lui. “Per la speranza noi siamo stati salvati”, noi siamo salvati! E nella speranza dell’oggi, perché è la speranza della grazia di Dio e nella speranza di domani fino al termine.

“Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza” (Rm 8, 26), continua l’apostolo. “Viene in aiuto”. Ecco la certezza che ci dà la nostra fede: non siamo mai soli, perché lo Spirito di fortezza è con noi.

CODICE 76F4N01366N
LUOGO E DATA Sant’Ilario, 05/06/1976
OCCASIONE Omelia, Sabato VII settimana Tempo Pasqua Vigilia Pentecoste, Novena Pentecoste - IX giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fortezza, Speranza
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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