Sap 1, 13-15; 2, 23-24; 2 Cor 8, 7.9.13-15; Mc 5, 21-43
La festa del Battesimo è festa di gioia, non di una gioia interiore, di una gioia che nasce e si riimpone nel tempo, è il mistero della nostra salvezza che celebriamo nel Battesimo. È essenzialmente una gioia che viene dal Mistero Pasquale, perché questo primo incontro delle nuove creature con Cristo è Pasqua: Cristo le unisce a sé, le unisce alla sua morte, per unirle alla sua resurrezione. Il Battesimo è perciò lo splendore, la ricchezza della resurrezione, è la creatura nuova che nasce, è la creatura per la quale Cristo Signore ha dato il suo sangue, per la quale la Santissima Trinità ha realizzato la sua storia nell’umanità, storia che si chiama salvezza, storia che si chiama di misericordia e trionfo. Ecco perché siamo contenti, contenti perché si realizza meravigliosamente la linea di Dio, si realizza l’amore del Signore, si realizza la gioia di tutta quanta la Chiesa, popolo di Dio, popolo di fratelli, popolo incamminato verso l’eternità, popolo che ha segnato in sé il segno di Cristo salvatore, che ha segnato e che accoglie con il segno di croce, sapendo come nella croce c’è la vita.
Mistero di salvezza, il Battesimo, mistero di amore, perché il Signore non è solo venuto per salvare le singole anime, ma perché quello che il peccato aveva rotto, lui voleva unire. Il Battesimo lo realizza solo nella speranza della salvezza individuale, realizza la comunità, realizza l’unione tra di noi in Cristo, nel suo Corpo Mistico, nella sua meravigliosa donazione, che è donazione di tutto quello che la misericordia di Dio ha preparato in sé: “Predestinati figli di Dio” dice la Scrittura (cfr. Ef 1, 5). C’è in queste creature il segno di una comunità che è comunità nella fede, il segno di una comunità che ci deve unire nell’amore e nell’amore darà testimonianza al mondo. Gioia di Trinità, dunque, e gioia di comunione spirituale, di amore tra di noi, gioia che confluisce in quella meravigliosa virtù che è la speranza, speranza che la nostra vita sia vissuta così, non si apre come una parentesi che va pesantemente nella valle di lacrime; si applichi al mondo, perché portiamo con noi l’eredità di Adamo, ma tutta la vita del cristiano è indirizzata alla gioia e confluisce nella vita stessa, nella Croce. Perciò questi bambini, che sono entrati ora nella comunità, si aprono alla vita di Dio, si aprono alla salvezza e realizzeranno in loro, tra di loro, nella comunità la comunione d’amore e la comunione della vita di fede, di grazia, la comunione di un meraviglioso cammino che va verso la comunione eterna del Paradiso.
Gioia e preghiera. Noi preghiamo, perché ciò che si compie nel mistero sia veramente accolto dai bambini stessi una volta cresciuti, dai genitori, che devono curarne l’educazione, e dai padrini, che li devono coadiuvare. Noi auspichiamo che la corrispondenza alla grazia di Dio sia veramente grande, veramente piena, veramente sovrabbondante, se di sovrabbondanza si può parlare nella corrispondenza ai misteri di Dio. Dicevo che oggi siamo qui e la nostra comunità si è accresciuta nella grazia. Diciamo: vogliamo che questa grazia si manifesti sempre di più e si manifesti in testimonianza perenne al mondo, perché è credere che Gesù è la salvezza e che solo in lui l’uomo può trovare la risposta ai suoi problemi, la risposta al suo avvenire, al suo impegno. C’è la completezza e la pace, solo in lui. La nostra comunità fiorisca per la testimonianza, la nostra comunità fiorisca per la realizzazione, la nostra comunità più forte, perché riceve anche stasera il segno della presenza invisibile del Cristo, il nostro redentore.
CODICE | 70FSO0133CA |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 27/06/1970 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato XII settimana Tempo Ordinario - Anno B - Battesimi |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Battesimo è Pasqua |
ARGOMENTI | Battesimo è Pasqua |
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