27/07/1985 - Omelia Sabato XVI Ord Campeggio femminile

Es 24, 3-8; Mt 13, 24-30

Il Signore parla di un nemico. Abbiamo un nemico e se non stiamo attenti, quel nemico ha la vittoria. “Se non stiamo attenti” vuol dire: se non ci poniamo in Gesù. Il cristiano è chiamato alla partecipazione del Mistero Pasquale, è chiamato a far parte con Gesù della sua morte, della sua resurrezione. Ecco, proprio nella profezia segnata nella prima Lettura: Mosè che asperge il popolo e sanzione l’alleanza sul Sinai con il sangue. Noi siamo forti col sangue. Noi siamo forti perché il suo sangue è la nostra vittoria.

Come dobbiamo amare la Messa, perché nella Messa ancora il Corpo del Signore è dato e il suo Sangue è sparso. E noi, per quel mistero del Corpo e del Sangue, partecipiamo direttamente al mistero e alla gloria del Calvario, alla gloria che si è proclamata nella Resurrezione.

Come dobbiamo rimproverarci se invece nelle Messe siamo fiacchi, distratti, preoccupati delle nostre piccinerie, golosi di cose ridicole e così andiamo avanti senza spinta. È proprio nella Messa dove la nostra unione con Gesù raggiunge un’intensità unica. È proprio la Messa che ci fa vincere, è proprio la Messa che è il sostegno di ogni nostra giornata, che ci dà la vittoria di ogni tentazione. La Messa! Oh, come dovremmo partecipare alla Messa, sempre, ce lo hanno detto!

Bisogna che prendiamo per modello la Madonna quando ha ricevuto Gesù, quando è entrata in questa comunione totale con Gesù. E così dobbiamo ogni giorno chiedere alla Madonna il suo aiuto, la sua intelligenza, la sua generosità. Far delle belle Messe, delle grandi Messe e fare della Messa il nostro grande segreto. Una Messa: un’immensità di amore. Una Messa: un’immensità di aiuto, una Messa che ci garantisce la gioia perché ci garantisce la (?).