2 Cor 4, 7-15; Mt 20, 20-28.
Si parla di umiltà, s’insiste in questa liturgia sull’umiltà, perché l’insegnamento è molto evidente: chi vuole seguire Gesù dev’essere come Lui, come Lui che, essendo Figlio di Dio, si è umiliato fino alla posizione di chi serve, alla posizione dello schiavo.
Il Signore ci ha insegnato allora a stare al nostro posto, perché essere umili è capire ciò che è vero, capirlo e applicarlo.
La prima umiltà è l’umiltà del pensiero: bisogna che non ci sopravvalutiamo, ma che accogliamo le cose che ci arrivano come un dono, un dono che dobbiamo saper custodire e far fruttificare.
Perché ci dovremmo inorgoglire di cose che non sono nostre e che non possiamo possedere se non nella disposizione della Provvidenza?
Curiamo l’umiltà di pensiero, perché allora l’umiltà di parola e l’umiltà di atteggiamento non sono qualcosa di esteriore, ma sono una logica di ciò che abbiamo pensato, di ciò che abbiamo esaminato, di ciò che abbiamo meditato pensando a Gesù, pensando che guardiamo anche adesso Gesù sulla croce, pensando che anche adesso vediamo Gesù nell’umiltà dell’Eucarestia, per cui si fa tutto a tutti e viene sempre nel nostro cuore, dove trova tanto poco amore e tanto scarsa generosità.
Impegnamoci allora perché la nostra umiltà sia un’umiltà vera, un’umiltà forte, un’umiltà continuata.
CODICE | 87GQO0533FN |
LUOGO E DATA | Saint Nicolas, 25/07/1987 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato XVI settimana Tempo Ordinario, Memoria di San Giacomo |
DESTINATARIO | Campeggio estivo ragazze |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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