01/12/1984 - Omelia Sabato XXXIV Ord Nov Imm 3

Sant’Ilario d’Enza, 01/12/1984
Omelia, Sabato XXXIV settimana Tempo Ordinario, Novena Immacolata − III giorno

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Ap 22, 1-7; Lc 21, 34-36.

Iniziamo l’Avvento nel segno di una soave speranza: la speranza che con l’aiuto della Beata Vergine la nostra comunità possa migliorare e dare i frutti che il Signore desidera.

La soavissima consolazione l’abbiamo proprio in Lei, perché è Madre nostra, e Gesù l’ha voluta Madre nostra, Madre di ogni singola persona, Madre del Corpo Mistico, Madre della Chiesa.

La onoriamo e diciamo tutta la nostra gioia di essere suoi figli, e vogliamo riflettere per essere veramente dei figli perché, se la invochiamo come Madre, dobbiamo stare bene attenti a non essere dei figli degeneri, dei figli che non meritano le sollecitudini della Madre.

Certo, Gesù ci ha uniti a Lui e noi siamo veri figli di Maria proprio in tanto in quanto ci assomigliamo a Cristo, in tanto in quanto abbiamo la fisionomia simile a Cristo. Se noi, che siamo membra del Corpo Mistico, non abbiamo i lineamenti di Cristo, non possiamo essere veri figli della Madonna, non possiamo partecipare dei suoi doni meravigliosi e continui.

Per essere figli bisogna prima di tutto che noi viviamo nella grazia di Dio e cresciamo in questa grazia secondo la logica della vita, per la quale un vivente deve sempre restare nell’amore alla propria identità, deve sempre restare pronto e sforzarsi al suo progresso.

Crescere nella grazia; crescere, perché riconosciamo che nella grazia c’è la nostra ricchezza, che la grazia è costata tutto il sangue del Signore. Se noi possiamo averla con tanta facilità, se noi con tanta facilità l’abbiamo ricevuta nel Battesimo e la riceviamo negli altri sacramenti, questo è dovuto perché Gesù ha patito, Gesù si è immolato. Questo lo abbiamo perché la Beata Vergine ha sofferto, ha detto il suo sì, ha detto la sua totale disponibilità.

Crescere in grazia è necessario proprio perché altrimenti saremmo nella definizione del Signore: “Tralci secchi, che meritano solo di essere bruciati” (Gv 15, 6).

Un secondo tratto dobbiamo curare per essere veri figli di Maria: avere quelle disposizioni di amore e di donazione che devono essere la caratteristica dei figli di Dio. Bisogna che noi abbiamo soprattutto l’amore al Padre, perché dobbiamo dare tutti noi stessi al Padre, lo dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze e in Lui amare gli altri e per Lui amare gli altri e con il suo aiuto superare tutti gli ostacoli, tutti i peccati. I peccati sono un tradimento dell’amore e noi vinciamo le forze del male proprio amando, proprio donando come il Signore ci ha insegnato.

E un terzo tratto della nostra fisionomia dobbiamo curare: quella tenerezza di abbandono e di fiducia che caratterizza la devozione alla Beata Vergine, la dipendenza da Lei. Stare attenti a quello che Lei ci dice, a quello che Lei ci raccomanda, a quello che Lei in qualche maniera ci fa capire essere volontà di Dio. La Madonna ci guida a Gesù e ci guida a compiere come Gesù la volontà del Padre con perfezione, come ci ha indicato Gesù, «come in cielo così in terra».

Queste sono le caratteristiche dei figli di Dio, dei figli di Maria; questa la caratteristica per poter fare veramente il nostro dovere e partecipare nello spirito di Fatima alla riparazione dei peccati e al trionfo del Regno di Dio.

CODICE 84N0N0133ZN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 01/12/1984
OCCASIONE Omelia, Sabato XXXIV settimana Tempo Ordinario, Novena Immacolata − III giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Maria, Madre; noi, figli
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