28/12/1975 - Omelia Sacra Famiglia ore 6. 30 e 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 28/12/1975
Omelia, Domenica Ottava Natale, festa Santa Famiglia - Anno A - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Sir 3, 2-6. 12-14; Col 3, 12-21; Mt 2, 13-15. 19-23

MESSA ore 6, 30

Questa vicinanza della festa del Natale la Liturgia ci presenta la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe sono i fortunati a cui è affidato Gesù, una famiglia di grande santità, una famiglia con una missione straordinaria, una missione che realizza quanto il Padre celeste si aspettava, in un modo assolutamente perfetto. Ecco allora siamo chiamati a considerare come ogni famiglia, che possiede Cristo, deve imitare questa famiglia, che vivrà tanto tempo a Nazareth, in un singolare silenzio e in un continuo lavoro, questa famiglia che è esempio in tutto: esempio di preghiera, esempio di servizio, esempio nell’espletare il proprio compito. Noi dobbiamo sentire quanto il Signore vuole dalla famiglia, lui che l’ha istituita, come la famiglia non può essere un luogo in cui si va e dal quale si parte, come un luogo di passaggio. La famiglia ha una sacralità, la chiamiamo una “Chiesa domestica”, ha perciò una dignità, una grande dignità. Dio nella sua misericordia ha voluto che l’uomo crescesse nell’amore. Come nella Trinità il circolo della vita divina si realizza nell’amore, così l’uomo deve trovare l’amore subito, deve trovare l’amore, crescere nell’amore, crescere dunque in quella carità vicendevole, nella quale si manifesta la vocazione che Dio ha dato e nella famiglia cristiana si manifesta lo Spirito Santo. La famiglia allora ha come scopo fondamentale questo compito di amore. Gesù vorrà un sacramento all’origine della famiglia, vorrà un sacramento, che l’apostolo san Paolo chiamerà “grande” (cfr. Ef 5, 32), grande proprio perché ha una simbologia profonda, manifesta cioè l’estremo amore che Dio ha avuto in Cristo per la sua Chiesa.

Ebbene la famiglia deve essere centro di amore, di amore a Dio, dove si offre il sacrificio quotidiano al Signore della propria tribolazione e della propria gioia. La famiglia, centro d’amore, deve essere perciò centro di preghiera, di una preghiera fervida, ché nella preghiera si ha la forza, perché nella preghiera s’impara da Gesù stesso il modo di comportarsi. Nella famiglia allora nutrita di fede, continuamente accresciuta nella preghiera, si ha il senso della propria responsabilità: ognuno ha il suo posto, ognuno ha quello cui Dio lo ha destinato, non uno sfogo, non un appoggio materiale e basta, no, nella famiglia il compito originario, fatto così nell’amore di Dio, di pazienza, di generosità, di continuità di azione.

E allora la famiglia sente che la sua missione è completarsi nei suoi membri; sente che ogni membro deve esprimere, deve dare, deve maturare nel bene.

E poi, ecco, la famiglia sente di non essere sola, di avere un compito sociale, di essere il palpito di una vita più grande, la vita della Chiesa, la vita della società. La famiglia sa allora, che non si può chiudere in se stessa, ma che oltre alle mura domestiche vi sono cose, realtà, che vanno alimentate e sostenute. Noi allora dobbiamo pregare per le nostre famiglie, perché nelle nostre famiglie possa realizzarsi pienamente il timore di Dio; possa questo timore maturare sempre di più in quelle opere, in quei sentimenti, in quella gioia che è necessaria. Noi dobbiamo pregare per le nostre famiglie e ognuno di noi deve fare il proprio esame di coscienza, per vedere quanto porta, quanto può portare, quanto può realizzarsi nel buon esempio, il buon esempio di un servizio, di un superamento del proprio egoismo, di una pazienza, di una generosità grande. Dalla santificazione della famiglia dipende tutto il bene. Noi dobbiamo pregare per questo, noi dobbiamo invocare Gesù, Giuseppe e Maria, perché restino proprio sempre vicino a noi, ci aiutino. La famiglia cristiana deve essere così, perché l’insidia grande del nostro tempo è stata proprio nel disgregare la famiglia. Noi realizzeremo, se riconsacreremo le famiglie e le renderemo veramente come le vuole il Signore. Le renderemo un santuario, dal quale s’innalza il vero culto a Dio e il vero bene per tutti gli uomini.

MESSA ORE 8,30

Il giorno di Natale abbiamo celebrato la venuta di Dio in mezzo agli uomini, ora sottolineiamo questo fatto, che il Figlio di Dio ha voluto essere in una famiglia, ha voluto consacrare la famiglia, consacrarla di una nuova consacrazione, della consacrazione che veniva dalla sua presenza, dalla sua redenzione. E la Liturgia sottolinea questa sacralità della famiglia. Avete ascoltato come nella prima Lettura vengono sottolineati i valori naturali della famiglia, perché la famiglia esce dalle mani di Dio creatore, che ha voluto gli uomini così nell’amore della famiglia, perché, nascendo, l’uomo fosse subito circondato d’amore, di quell’amore tenero e generoso, che distingue i genitori che abbracciano il loro piccolo bambino.

La famiglia voluta da Dio è voluta così in un equilibrio e in un amore, che vengono dal cuore stesso del Signore. E viene sottolineato come, se si cammina in quest’ordine, la famiglia diventa sorgente di vita e di benedizione proprio perché teme Dio: “È beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie” (Sal 127, 1). Nella seconda Lettura l’apostolo san Paolo parla di un elemento meravigliosamente nuovo: nella famiglia cristiana vi è la presenza di Cristo, perché la famiglia cristiana nasce da un sacramento. Il Matrimonio, sacramento, azione di Cristo, germoglia la famiglia. Nella famiglia perciò, vi devono essere le caratteristiche di Cristo, della santità di Cristo, della bontà, dell’umiltà, della mansuetudine, della pazienza di Cristo. La famiglia cristiana sa che, oltre ai valori naturali, possiede queste grandi grazie soprannaturali: Cristo che abita, che rende la famiglia un santuario, che rende la famiglia un’opera della redenzione, un ausilio della redenzione. È nella santità della famiglia dove si attua fino in fondo la santità della Chiesa. Ecco perché nella famiglia cristiana, deve dimorare la Parola di Cristo e vi deve dimorare, soggiunge l’apostolo, “abbondantemente” (Col 3, 16). Ci sono nuovi rapporti, che sono rapporti basati allora sulla rivelazione, su questa rivelazione, che dice che i cristiani adempiano per il loro Battesimo una missione sacerdotale.

Il padre e la madre, già costituiti in un ufficio altissimo, diventano sacerdoti nel compimento della loro opera, nell’educazione dei figli che presentano a Dio, nell’educazione dei figli ai quali portano le grazie di Dio, la Parola di Dio. Allora i genitori non si sentono soli, sentono che nella loro difficile missione il Vangelo ci porta l’indicazione precisa di quella che sarà la sorte della famiglia di Nazareth, non facile, sarà segno di contraddizione (Lc 2, 34). Nella loro opera i genitori sanno che la vita non presenta delle cose che si possono risolvere con niente, sono problemi gravi, ai quali è necessario andare incontro con molta fede in Dio, con molta preghiera.

Se la famiglia cristiana non è sostenuta dalla fede e dalla preghiera, fallisce. Ed è qui uno dei motivi più forti della nostra invocazione: noi dobbiamo pregare, perché in tutte le famiglie cristiane sia profonda la fede, operante la fede, sia una fede illuminata. I grandi educatori, i primi educatori devono essere i genitori, anche nell’ordine della fede. Sono loro che fanno battezzare i loro bambini, sono loro responsabili fino in fondo, ed hanno bisogno di fede, hanno bisogno di portare la fede, hanno bisogno di essere sempre illuminati.

I genitori cristiani sanno di possedere lo Spirito Santo e perciò non agiscono a caso. La loro educazione è l’educazione guidata dallo Spirito, la loro educazione deve essere in questo senso, altrimenti rischia degli sbagli sostanziali, che viziano tutto. La famiglia cristiana, allora, si pone così, docile nell’ordine della grazia e perciò matura nella preghiera. Le nostre famiglie hanno bisogno di preghiera, hanno bisogno di molta preghiera, perché la preghiera è aprire le porte alla misericordia di Dio, alla grazia di Dio. Questo noi auspichiamo, questo noi presentiamo al Signore, perché benedica le nostre famiglie, perché le faccia fiorire così, nelle gioie come nelle difficoltà. Il coraggio di superare le difficoltà, il coraggio di superare tante ostilità che ci sono nel mondo, vengono proprio di qui: dalla preghiera. Ognuno oggi deve fare il suo esame di coscienza, per vedere se nella famiglia porta quello che deve portare.

(DA APPUNTI) È così che allora dalla famiglia nascerà veramente la redenzione. La redenzione si deve attuare nella famiglia e per mezzo della famiglia. È questo che tutta la Liturgia sottolinea ed è questo che noi desideriamo con tutto il cuore.

CODICE 75NTO01320N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 28/12/1975
OCCASIONE Omelia, Domenica Ottava Natale, festa Santa Famiglia - Anno A - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La Famiglia di Gesù
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