26/12/1978 - Omelia Santo Stefano

Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1978
Omelia, Martedì Festa di Santo Stefano primo martire

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At 6, 8-10; 7, 54-60; Mc 10, 17-22

Si presenta alla nostra meditazione il primo martire, chi dunque per primo è stato chiamato a restituire una goccia di sangue a Cristo, che aveva effuso il suo preziosissimo, incomparabilmente grande, il suo sangue.

L’umanità non potrà dare di più di una goccia, tutta intera, perché in paragone di quello che ha fatto Cristo l’umanità non può dare di più.

Stefano è stato il primo che ha versato il suo sangue e oggi noi restiamo davanti a lui, guardandolo come modello e invocandolo come intercessore.

Guardiamolo come modello di fortezza e la fortezza è una virtù che ci aiuta a superare tutti i numerosi ostacoli, che ci impediscono il cammino. La vita è costellata da ostacoli, tanti, ogni giorno, di ogni genere. Noi siamo chiamati ad essere forti. Come Stefano non ebbe paura e affrontò a viso aperto i suoi nemici, così ogni cristiano non deve rifugiarsi in forme più o meno larvate di viltà; deve affrontare a viso aperto tutti gli ostacoli: ostacoli nell’ordine della preghiera, ostacoli nell’ordine delle virtù, ostacoli nel campo professionale, ostacoli nella vita famigliare, ostacoli nell’apostolato. Sono molti e tanti. Ci occorre la fortezza, altrimenti la nostra vita è spesso un insuccesso e rischia di essere una somma di fallimenti. Non si può andare avanti un passo e poi fermarsi; è necessario proseguire generosamente e fedelmente, è necessario disprezzare gli ostacoli, perché con noi è la grazia di Dio, con noi è lo Spirito Santo.

Dobbiamo a tutti i costi farci un animo grande e un animo che ama le cose grandi. Dobbiamo sforzarci, perché la forza ce la dà continuamente il Signore. Non è che noi ci dobbiamo basare sulle nostre energie, sulle nostre riserve interiori, sulla nostra vivacità di intelligenza; noi abbiamo un’unica sorgente di fortezza, lo Spirito Santo in noi, per questo è detto nel racconto che Stefano era pieno di Spirito Santo.

Essendo così nell’ordine voluto da Gesù, in quell’ordine per cui aveva detto: “Non temete, vi flagelleranno, sarete condotti davanti ai governatori … vi sarà suggerito”, ecco Stefano progredisce così, avanza così, completamente abbandonato alla grazia. E deve essere ugualmente di noi, completamente abbandonati alla grazia di Dio, continuamente a disposizione del Signore, continuamente preoccupati di fare la sua volontà e, sapendo che il Signore è con noi, non deflettere mai.

E poi, dicevamo, dobbiamo guardare Stefano come intercessore. Proprio perché, nella provvidenza di Dio, è stato il primo martire, diventa l’intercessore, diventa l’amico, diventa la guida di quelli che devono lottare e che devono subire persecuzioni. Le persecuzioni di Stefano datano da duemila anni, ma le persecuzioni della Chiesa sono continue e anche noi abbiamo le nostre difficoltà nella Chiesa, abbiamo le nostre terribili battaglie. Le battaglie che sostiene la Chiesa al giorno d’oggi sono battaglie grandi, continue, sono battaglie che impegnano non solo quelli che sono in prima linea, ma tutta la Chiesa. Ed è dunque a Stefano che dobbiamo volgere il nostro sguardo e il nostro cuore, per invocare da lui l’intercessione per tutta la Chiesa, perché la Chiesa sia forte, perché sappia nei suoi membri dare al Signore la vera testimonianza di amore, dare al Signore la vera donazione del cuore, la donazione di tutti, la donazione dei singoli, la donazione delle comunità, la donazione di tutte le singole Chiese locali, tutte.

E in questa intercessione noi ci sentiremo più forti, ci sentiremo più sereni, ci sentiremo più a nostro agio, perché il Signore ci ha dato i santi come amici ed è nell’amicizia soprannaturale con loro che ci sentiamo in Cristo un corpo solo, un corpo che lotta nella unione forte con l’anima della Chiesa, che lo è lo Spirito Santo.

CODICE 78NRO01320N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1978
OCCASIONE Omelia, Martedì Festa di Santo Stefano primo martire
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fortezza
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