26/12/1979 - Omelia Santo Stefano

Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1979
Omelia, Mercoledì, festa di santo Stefano

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At 6, 8-10; 7, 54-60; Mt 10, 17-22

L’insegnamento di oggi si può racchiudere in una sola parola: fortezza. Ieri ci siamo inginocchiati davanti alla culla di Gesù bambino, ieri abbiamo contemplato questo mistero di dono che è la Natività. Oggi siamo chiamati a riflettere sulla precisa nostra responsabilità, sulla nostra parte. Dio, che ci ha amato fino a dare il suo Figlio unigenito, domanda a noi di rispondere con coraggio e con coerenza, perché essere cristiani è in fondo essere dei forti: fortezza contro le nostre passioni, fortezza contro le nostre tentazioni, fortezza contro il mondo. Coloro che hanno processato Stefano come un eretico, come un maniaco, come un sacrilego, pensavano di agire in difesa della vera fede, quella fede per la quale, attraverso Mosè, Dio aveva chiamato il popolo ebreo ad essere il suo popolo. Ma in realtà agivano per odio, agivano in preda alla passione più terribile, che è la gelosia, e arrivarono a uccidere un uomo santo e prediletto da Dio. La fortezza nostra non è il difendere le idee nostre, perché nostre. La fortezza è servizio, servizio di Dio, della sua parola, della sua volontà. Fortezza è semplice e umile coerenza, è accettazione della linea di Dio, che ci vuole e ci vuole nell’ordine della precisa traccia che Lui ha posto dall’eternità. Fortezza allora diventa timore di Dio, diventa amore di Dio, timore e amore che formano la sostanza di una vera vita cristiana. Servire Dio, prostrarsi davanti a Dio con umiltà, con fervore è compiere tutto nel suo nome. Lui ha detto: “Amerai il Signore Dio tuo. Amerai il prossimo tuo come te stesso” (cfr. Mt 22, 37-39 ; cfr. Mc 12, 30-31 ; cfr. Lc 10, 27). Ecco, la fortezza è saper amare Dio e saper amare il prossimo e non desistere in questo servizio di amore per le difficoltà che si frappongono, per quelle difficoltà che ogni giorno tentano di fermare il nostro cammino. Noi dobbiamo chiedere al Signore questo coraggio. Per i meriti di santo Stefano domandiamo il coraggio di ogni giorno, il coraggio di vivere nel nostro dovere, di non avvilirci sotto il peso delle difficoltà, di sapere, come Stefano, ricambiare col bene il male, superare la monotonia delle cose e vivere sapendo trovare in ogni ora della nostra giornata il segreto della gioia vera, che è la pace della coscienza, che è la serenità della nostra intenzione. Abbandonarci a Dio, abbandonarci al suo Spirito. “È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (cfr. Mt 10, 20). La fortezza come virtù è superata dal dono dello Spirito, è superata da questa forza grande, che il Signore mette in noi e fa vincere anche gli ostacoli più gravi. Essere forti è dunque essere uniti allo Spirito, è lasciarci guidare dallo Spirito, è gioire nello Spirito.

CODICE 79NRO01320N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1979
OCCASIONE Omelia, Mercoledì, festa di santo Stefano
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fortezza , coerenza
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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