At 6, 8-10; 7, 54-60; Mt 10, 17-22
La meditazione è molto evidente: “Chi persevererà” (Mt 10, 22), è tutta qui.
Ieri abbiamo contemplato nel presepio Gesù e Gesù non ci è apparso tanto come motivo di meditazione, quanto come motivo di imitazione. Gesù ci ha detto: “Vi ho dato l’esempio, fate anche voi” (Gv 13, 15).
La festa di Santo Stefano è la festa del coraggio, la festa della risposta dell’uomo alla chiamata di Dio. L’esempio di Gesù grida nel presepio: ecco un uomo che ha saputo rispondere. Stefano ha saputo, ha voluto, si è dato.
Ed è ciò che dobbiamo meditare profondamente noi. Dobbiamo avere il coraggio di seguire Gesù, di seguirlo proprio alla lettera, particolarmente in tre cose dobbiamo seguirlo.
La prima: nella povertà, nello spirito di povertà, nello spirito di distacco dai beni del mondo. Gesù è apparso come un bambino povero e ci dice che anche noi, se vogliamo seguirlo, dobbiamo essere distaccati. Ed è facile dirlo, ma ci vuole coraggio a realizzarlo, perché siamo così attaccati ai nostri comodi, alle nostre voglie, ai nostri capricci che superarli richiede sforzo e sforzo di ogni giorno.
Un secondo esempio grida nel presepio: Stefano ha accolto l’invito della povertà, era al servizio dei poveri, uno dei primi diaconi nel servizio, nell’umiltà del distacco da tutto, ma ancora è stato forte e grande nella sua dimostrazione di purezza di cuore. “Guardavano a lui – dicono gli Atti degli Apostoli – vedevano la sua faccia come la faccia di un angelo”. La tirannia del corpo, saperci distaccare da questa tirannia, liberarci, sapere comandare agli istinti, sapere governarci. E anche questo richiede molto coraggio. Stefano ha immolato il suo corpo, corpo di un angelo immolato per la gloria di Dio. Ogni cristiano deve partecipare a quest’immolazione per unirsi a Gesù nel presepio, nato con un miracolo dalla Vergine.
Lo splendido discorso della purezza del cuore Gesù lo ha cominciato proprio a Betlemme.
E poi il grande esempio dell’amore, della carità, dell’amore a Dio. Gesù è venuto nell’amore al Padre ed è venuto nell’amore a tutti gli uomini e a tutti fratelli. Stefano per amore di Gesù ha rinunciato alla vita, alla sua splendida giovinezza e, sotto il crepitare dei sassi, che lo uccidevano, era preoccupato per i suoi carnefici: “Non imputare loro questo come un peccato”. E’ la sua suprema preghiera ed è quello che dobbiamo fare ancora noi.
Vivere della carità, vivere nell’amore di Dio e del prossimo. E anche questo richiede coraggio di superare il nostro egoismo.
Voglia l’esempio del grande santo, valgano i suoi meriti a ottenerci dal Signore più decisione, vera decisione, vero cammino di forza, per vincere le nostre passioni e restare perseveranti vicino al presepio.
CODICE | 80NRO01320N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 26/12/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì Festa di Santo Stefano |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Santo Stefano: povertà, purezza di cuore, carità |
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