25/03/1976 - Omelia Solennita Annunciazione

Sant’Ilario d’Enza, 25/03/1976
Omelia, Solennità Annunciazione del Signore

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Is 7,10-14; Eb 10,4-10; Lc 1, 26-38

Tutto il mistero di oggi, magnifiche sequenze di questo mistero sono come sintetizzate in una parola: “ecco!”. Ecco vuol dire prontezza, ecco vuol dire disponibilità, ecco vuol dire decisione. “Ecco, concepirai”, dice l’angelo. Il primo «ecco» è di Dio, di Dio che compie il miracolo del suo amore, il capolavoro del suo amore. Aveva promesso da secoli, aveva preparato l’umanità, ecco l’incarnazione del Verbo. Perciò il primo sentimento è un sentimento di profonda riconoscenza: Dio ha tanto amato gli uomini da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. È riconoscenza a Dio perché non si è fermato di fronte alle nostre iniquità e ai nostri peccati. Il Venerdì Santo, lo ripetiamo tutti gli anni, diremo: “Oh felice colpa, che ci ha meritato un tale redentore”. Il Signore si è dimostrato meraviglioso nella sua misericordia proprio perché ci ha mandato Gesù. La nostra preghiera di ringraziamento sia dunque profonda, la nostra adorazione, la nostra vera disponibilità a tutto il piano di salvezza che ci ha presentato il Padre.

Secondo «ecco»: avete sentito dalla lettera agli Ebrei, è quello di Gesù, è la prima parola che ha detto il Signore. Si è offerto come sacerdote dell’umanità e come vittima: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo mi hai preparato. Ecco io vengo per compiere, o Dio, la tua volontà”. Due volte vengo a fare la tua volontà. È Gesù che si dona a noi, è Gesù che chiama, e nel fare la volontà del Padre, realizza in una perfezione meravigliosa il Suo amore per noi. Ecco che Dio è diventato nostro fratello, ecco che in Gesù noi vediamo elevata la dignità nostra al suo vertice più alto. Il cuore di Gesù comincia a manifestarsi così: in un amore senza alcuna preclusione, li ama tutti; in un amore senza alcuna esitazione, senza alcuna diminuzione, dà tutto, come la vittima dei sacrifici antichi, ormai resi inutili, “né olocausto né sacrificio, un corpo mi hai preparato”.

Il terzo ecco è stato quello della Beata Vergine, che ha detto il suo sì, forte, generoso fino in fondo: “Ecco, sono la serva del Signore”. Dice di sì e sa quanto le comporterà questo sì. Esempio di obbedienza, esempio di umiltà, esempio di amore alla verginità, esempio di collaborazione, il sì della Vergine, ecco, comporta allora il quarto ecco, che dev’essere il nostro. Di fronte al meraviglioso piano di Dio che cosa possiamo ripetere fino in fondo al nostro animo? È ciò che abbiamo detto nel salmo responsoriale: “Eccomi, Signore, si compia in me la tua parola”. Dire di sì a Dio esprime tutta la perfezione, tutta la sapienza, tutto l’amore, dire di sì a Dio, anche quando questo sì costa, soprattutto quando costa, soprattutto quando si tratta di servire Dio, non di servire noi stessi col pretesto di cose buone; servire Dio, fare la sua volontà in ogni nostra giornata, nel nostro posto, nella nostra famiglia, nel nostro impegno, tra i nostri amici, nella chiesa, per la salvezza di tutti. Questo ecco si fissi bene nel nostro cuore: con un ecco siamo stati salvati, come dobbiamo corrispondere? Perché è sicuro che anche noi raggiungeremo la pienezza, raggiungeremo la gioia, raggiungeremo la gloria passando per questa strada: la strada del sì, che vorremo insieme con la Madonna dire fino in fondo all’anima.

CODICE 76CQQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 25/03/1976
OCCASIONE Omelia, Solennità Annunciazione del Signore
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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