Os 11, 1. 3-4. 8-9; Ef 3, 8-12. 14-19; Gv 19, 31-37
Oggi celebriamo la festa di quel mistero della fede che ci commuove di più: il mistero dell'amore di Dio. Al termine dell'Anno Liturgico nel suo momento pasquale, noi guardiamo al Cuore del Cristo come alla causa, come al grande perché di tutti gli altri misteri.
Perché si è incarnato? Per amore. Abbiamo la manifestazione di Dio Amore.
Perché si è fatto bambino a Betlemme? Perché ha vissuto una vita di povertà, di umiltà, di stenti? Perché si è donato tutto? Perché? Perché la croce? Perché tanto tormento? È sempre uguale la risposta: ha amato! Ma chi ha amato? Ha amato degli Angeli? Ha amato degli uomini che sono stati sempre fedeli? Oh, lo sappiamo bene: ha amato noi peccatori!
Ha amato tutti i peccatori, ha voluto bene anche ai bestemmiatori e ai sacrileghi, ha pregato per quelli che lo stavano insultando, dopo averlo crocifisso: "Padre, perdona loro!".
Ecco, bene a ragione la Chiesa nella Liturgia di oggi ci presenta il quadro della trafittura del suo Cuore: "Uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia"! Il suo Cuore ferito, il suo Cuore aperto. Dal suo Cuore nasce la Chiesa, dal suo Cuore nasce la nostra salvezza, nasce la nostra fraternità. Ecco perché dobbiamo meditare a lungo e lasciarci colpire fino in fondo all'anima da questo amore. Siamo degli abituati, siamo delle persone che hanno sentito e praticamente rifiutato. Abbiamo costruito una difesa, per cui ci diventa difficile quello che dovrebbe essere tanto naturale e logico: il commuoverci e il piangere i nostri peccati.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù sottolinea questa commozione, che non è il chiuderci in noi stessi, anzi un segno della vera devozione è proprio quello di dimenticare noi stessi e le nostre piccole cose, per guardare a lui e al suo amore, per guardare a lui che per tutti ha effuso il suo sangue fino all'ultima goccia: "Ne uscì sangue ed acqua!" (Gv 19, 34).
Essere devoti del Sacro Cuore di Gesù non è un privilegio di anime elette, è una chiamata universale: è la chiamata a considerare l'amore di Dio e a collaborare con lui per la salvezza di tutti. Cerchiamo allora questa vera commozione, che sostanzialmente è una commozione nell'ambito di una fede viva e di un senso grande di responsabilità. Siamo stati redenti con questo sangue, dobbiamo collaborare per una redenzione universale. Dobbiamo capire l'amore di Cristo e portare nell'intimo dell'anima nostra tutte le logiche conseguenze, tutte le logiche e chiare esigenze di un amore ed essere veicoli per portarlo agli altri, perché la parola è vera: l'amore non è amato, l'amore non è conosciuto, l'amore non è accolto. Spetta a noi, spetta alla nostra vera comprensione farci anelli di trasmissione, farci veri apostoli perché Gesù, il suo Cuore, regni, perchè dal suo regno è ogni gioia.
CODICE | 79FNO0133AN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 22/06/79 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì II settimana dopo Pentecoste, Solennità Sacro Cuore di Gesù |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Sacro Cuore |
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