19/03/1981 - Omelia Solennita San Giuseppe

Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1981
Omelia, Solennità San Giuseppe

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Est 14,1.3-5. 12-14; Mt 7,7-12

“E Sua madre gli disse”: è la Madre che parla a Gesù, ma Giuseppe tace. Di Lui non abbiamo nessuna parola. Giuseppe è il santo del silenzio. È un uomo avvolto nel mistero di Dio, è un uomo al servizio dello svolgimento del mistero di Dio, ubbidisce, è giusto, tace. È per questo che dobbiamo guardare a lui, perché noi parliamo molto, ma il nostro servizio è scarso. La vita di Giuseppe è la vita di un uomo ordinario, comune, di un uomo qualunque. Ha la sua piccola via fatta di lavoro, fatta di relazione nel suo villaggio: era conosciuto da tutti. Diranno di Gesù: “Non è il figlio del fabbro?” Conosciuto da tutti, ma senza rilievo, umanamente senza rilievo. Dio per custodire il Suo Figlio non ha scelto un personaggio, cioè non ha scelto un re, un condottiero, uno che poteva eccellere per doti profetiche, niente. Ha scelto lui perché lui doveva essere il servo buono e la sua ricchezza non era esteriore, ma solamente spirituale. Indubbiamente doveva essere di una ricchezza straordinaria, di una santità meravigliosa. Parlano i fatti, i fatti dell’infanzia di Gesù. Parlano questi fatti e parlano del suo impegno, della sua generosità, del suo rispetto a Maria, della sua pronta obbedienza. Lui non vede nulla, è guidato attraverso i sogni, ma ubbidisce, ubbidisce sempre. Vorrei che proprio su questa obbedienza si fermasse più lungamente la nostra riflessione. Che cos’è la santità? È fare la volontà di Dio, è farla nel modo più perfetto, è farla prontamente, è farla sempre. È ubbidire a Dio, alla volontà di Dio, ai desideri di Dio. Ecco, ognuno di noi interroghi sé stesso, perché non sono le parole che ci salvano, ma solo le ubbidienze. Non è, il nostro rilievo, dato dalle nostre cose, ma è dato dal nostro servizio di ogni giorno, soprattutto il nostro servizio in casa. La vita di Giuseppe ci dice che Dio non si accontenta del nostro culto, vuole entrare con noi in una familiarità. L’opera di Gesù è stata quella di introdurci nella famiglia della Trinità. Essere familiari di Dio. Realizzare dunque quell’affetto, quella generosità, realizzare quella dimenticanza di noi stessi, che la provvidenza di Dio urge e ci fa capire. Chiediamo a Giuseppe un cuore grande per amare come ha amato lui Gesù e Maria Santissima.

Chiediamo a San Giuseppe che ci aiuti a realizzare, nell’umiltà della vita quotidiana, l’esercizio di tutte quelle virtù che il Signore desidera da noi e che sono il bene stesso della Chiesa.

CODICE 81CIQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1981
OCCASIONE Omelia, Solennità San Giuseppe
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Giuseppe
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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