19/03/1976 - Omelia Solennita San Giuseppe

Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1976
Omelia, Solennità San Giuseppe

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2Sam 7,4-5. 12-14. 16; Rm 4,13. 16-18. 22; Mt 1,16. 18-21. 24

“Essi non compresero”. Non compresero quelle parole, però acconsentirono, fecero, ubbidirono. Ecco il grande esempio che noi, nella nostra riflessione, dobbiamo sottolineare, l’esempio di Maria e di Giuseppe, perché anche noi abbiamo bisogno di una fede viva, di una fede sicura, di una fede piena. La nostra salvezza sta nella fede. Fede è fiducia, è abbandonarsi a Dio, è dirgli: “O Padre nostro, noi siamo sicuri di te, sicuri della tua sapienza e del tuo amore, noi, anche se non vediamo la strada, anche se non comprendiamo dove tu ci conduci, anche se gli ostacoli del cammino ci fanno soffrire, noi andiamo avanti. Perché? Perché la tua parola non può venir meno. L’atteggiamento della fede è fondamentale nella vita cristiana, troppi vanno avanti con una fede debole, con una fede estremamente povera: basta un dolore, basta un’afflizione, basta che le cose non vadano secondo la propria voglia o il proprio giudizio, ci si lamenta di Dio, si dice che si è abbandonati da Lui, che Lui non si ricorda più. Si arriva perfino a dubitare della sua esistenza quasi che fossimo soli, quasi che il Signore non vedesse tutti, quasi che il Signore dovesse fare eccezioni su eccezioni per noi, quasi che noi non sapessimo che deve condurci, deve. Come ha condotto Gesù, come ha condotto la famiglia di Nazareth, deve per il nostro bene, deve perché questa nostra vita dev’essere una prova, deve perché vuole beatificarci nella gloria. Noi, invece, malati, molte volte di svariate malattie che ci tengono attaccati alla terra, soprattutto della malattia dell’egoismo che ne comprende tante altre, noi vorremmo una vita come pare al nostro capriccio, la fede dice allora: “Credi, Dio ti conduce, non sei da solo”. Certo, Gesù avrebbe potuto avvisarli, e Maria e Giuseppe non sarebbero stati in una terribile angoscia per tre giorni. Era necessario che facesse così. Perché era la volontà del padre: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?”. Ecco impariamo anche noi, sia la nostra fede, allora, illuminata, sia la nostra fede solida, sia la nostra fede perseverante: andiamo avanti perché Dio è padre sempre, è padre anche quando castiga, è padre anche quando provoca. Nella paternità di Dio sia la nostra pace, la nostra tranquillità.

CODICE 76CIQ01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1976
OCCASIONE Omelia, Solennità San Giuseppe
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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