19/03/1982 - Omelia Solennita San Giuseppe

Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1982
Omelia, Solennità San Giuseppe

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Os 14,2-10; Mc 12,28-34

Siamo riuniti questa sera per celebrare la festa di un grandissimo santo.

“Era giusto” era, cioè, di una santità completa e magnifica. Come avrebbe, Dio, potuto affidare i tesori più grandi, il Suo figlio stesso, Gesù, la Madre di Gesù, Maria? Come avrebbe potuto affidarli se non a un santo? Se non a un uomo assolutamente sicuro e fedele? A lui si applicano le parole della parabola: è il servo “buono e fedele” che il Signore ha costituito padrone della sua casa.

Veramente san Giuseppe è stato un servo, cioè non ha mai fatto la sua volontà e le sue iniziative sono state le iniziative di Dio, perché lui ha sempre saputo rinunciare quando il Signore glielo chiedeva. Così, non volendo fare di sua volontà, ha raggiunto il grado di una perfetta conformità alla volontà di Dio.

Era un esecutore di ordini che non discuteva. Era un esecutore che non poneva delle condizionali. “Prendi con te Maria tua sposa”: la prende. “Fuggi in Egitto”: fugge. “Ritorna dall’Egitto”: ritorna. Quando Gesù si fermerà nel tempio di Gerusalemme, si appellerà alla volontà del Padre: “Non sapete che io debbo compiere la volontà del Padre mio?”.

Servo fedele, servo che non ha mai cercato né la sua consolazione, né la sua gloria. È vissuto in profonda umiltà. È vissuto in grande nascondimento. Ha saputo essere completamente a disposizione senza avanzare la sua personalità. L’ha dimostrata rinnegandola e nascondendola. Servo buono e fedele allora in tutta l’estensione del termine, in tutta la potenza della parola.

Sì, lo dobbiamo ammirare molto. Dobbiamo a lui chiedere l’aiuto per poter vivere anche noi in questa completa generosità e docilità alla volontà di Dio, perché per tutti la vita di ogni giorno comporta degli obblighi, comporta dei sacrifici, comporta delle opere e ognuno di noi deve compiere tutto sapendo che è nel dovere che si realizza il vero amore. Un dovere-amore che rende magnifica e grande la vita, un dovere-amore che ognuno di noi riceve dalla mano di Dio, un dovere-amore che ognuno di noi deve perseguire con perseveranza e con umiltà.

Quante volte desideriamo il capriccio, desideriamo la novità, desideriamo essere notati, la vanità ci prende, la stanchezza occupa le nostre giornate, cerchiamo dell’altro da quello che è il dovere, cerchiamo qualche cosa e ci frastorniamo e ci tormentiamo. No. È lì la vera grandezza, è lì.

San Giuseppe ha sentito tante volte il palpito del cuore di Gesù ed è cresciuto nella santità proprio al ritmo di quel cuore. È stato scelto perché giusto, ma la sua giustizia, la sua santità sono enormemente cresciuti proprio così nel tu per tu con Gesù e Maria. Il suo dovere è stato allora magnifico perché vissuto nell’amore veramente immenso, nell’amore così meraviglioso di ogni giorno: l’amore che prendeva da Gesù, l’amore che, insieme a Maria, diventava l’anima di tutte le loro azioni.

Chiediamo a san Giuseppe anche noi di essere umili, fedeli e perseveranti.

CODICE 82CIQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1982
OCCASIONE Omelia, Solennità San Giuseppe
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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