19/03/1974 - Omelia Solennita San Giuseppe ore 6.30 e 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 19/03/1974
Omelia, Martedì III settimana Tempo Quaresima, Solennità San Giuseppe Sposo B.V. Maria; Messa precettiva ore 6,30 e 8,30

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2 Sam, 4-5. 12-14. 16; Rm 4, 13. 16-18. 22; Mt 1, 16. 18-21. 24

MESSA ore6,30

La figura di san Giuseppe ci è di sprone e di forza per compiere il nostro servizio al Signore, perché sta proprio qui l’essenza della nostra fede: siamo chiamati nella vita a compiere un servizio. Ognuno ha il suo, ha il suo in una determinata proporzione, ognuno cioè ha da Dio uno speciale compito.

Di Giuseppe che cosa possiamo dire? La Chiesa applica a lui le parole di Gesù: “Servo buono e fedele”. La vita di Giuseppe è caratterizzata proprio da questa indiscussa fedeltà, la fedeltà a ciò che Dio voleva da lui: gli apparve l’angelo e Giuseppe fece, gli apparve l’angelo e Giuseppe andò, gli apparve l’angelo e Giuseppe ritornò. È attraverso una comunicazione nel sogno che Giuseppe riceve chiaramente la volontà del Signore e lui è pronto, non pone obiezioni, non mette difficoltà; Ne avrebbe potute mettere tante e dire: “Ma come posso prendere Maria?”, “Ma come si fa ad andare in Egitto?”, le difficoltà del viaggio, le difficoltà del mantenimento. Se non avesse voluto, se fosse stato un’anima di minor fede, come sarebbero state più difficili la protezione e la custodia di Gesù! Ma Giuseppe era completamente abbandonato a Dio, sapeva che dal Signore viene a noi quanto più grande vi è di sapiente e di misericordioso.

Giuseppe è fedele, Giuseppe ubbidisce. È fedele alla sua famiglia: lavora in silenzio, si prodiga in tutti i modi. Giuseppe è l’ideale del capofamiglia: sa essere nel silenzio, sa essere nell’umiltà, sa essere di fronte a tutti discreto; non parla, ha dei segreti tremendi, non li svela.

Veramente uomo fedele, veramente uomo buono. La sua santità deve essere stata eccelsa.

Tanti anni sposo di Maria: quale sposo deve essere stato per una tanta donna! Per tanti anni vicino a Gesù: quale progresso di virtù, di preghiera, quale progresso di vivissima fede deve aver fatto!

Ecco perché tutti i secoli cristiani hanno sottolineato questa devozione a Giuseppe, che è prima di tutto un’ammirazione.

Ecco perché lo invochiamo, perché è veramente un modello, è veramente una difesa: ”Difensore della Chiesa”, lo chiama l’Ufficiatura, il difensore.

Vorrei che allora noi potessimo veramente sentire come in proporzioni tanto minori, ma come in realtà anche noi abbiamo il nostro posto nella Chiesa, abbiamo la nostra responsabilità, abbiamo il nostro servizio. E come dobbiamo imitare Giuseppe, e come dobbiamo essere umili, e come non dobbiamo andare fuori dalla volontà di Dio, e come dobbiamo essere ubbidienti, e come dobbiamo essere impegnati, ognuno nella propria famiglia, non chiudendosi però nella propria famiglia, sentendo che la missione nostra è nella Chiesa, è attraverso la Chiesa, è nel seguire le direttive della Chiesa.

Essere così pronti, essere così fedeli è veramente realizzare la nostra santità.

Chiediamo dunque a questo grande santo di essere con lui, di essere cioè della stessa sua famiglia. La famiglia di Nazareth è diventata la famiglia della Chiesa. Essere nella Chiesa, nella stessa posizione con cui lui è stato a Nazareth nel preparare la strada al Signore, nel poter presentare poi Gesù per la salvezza del mondo.

MESSA ore 8,30

Molti sono i motivi di meditazione che presenta la solennità odierna. Siamo invitati a contemplare questo grande santo e a pregare per tutti i padri di famiglia, per la loro santificazione e per la santificazione delle famiglie che sono loro affidate.

La Liturgia ci dà forte motivo di meditazione. Avete sentito: nella prima Lettura c’è una profezia consegnata a Davide, una profezia che si avvererà puntualmente dopo novecento anni: “Un tuo discendente sarà re”. È il mistero della fede nel corso della storia. Sentiamo come Dio possiede la storia degli uomini e la conduce verso un esito di salvezza. Gli uomini si agitano, gli uomini si tormentano, gli uomini osano ribellarsi a Dio, ma la storia è condotta da lui ed è condotta per il bene nostro, per la salvezza nostra.

“Il suo regno sarà saldo”: ecco il regno di Gesù, preparato così nella fede da questi personaggi della fede.

E nella seconda Lettura abbiamo la figura di Abramo, che “credette, sperando contro ogni speranza”. Il parallelo tra Abramo e Giuseppe è molto evidente: Abramo si affida alla parola di Dio nell’assurdo, Giuseppe si affida alla parola di Dio nell’imprevedibile, nell’inspiegabile. Tutti e due hanno portato il loro contributo grande, fondamentale alla costituzione del regno di Dio: Abramo, come padre di tutti coloro che credono, Giuseppe, che custodì in un prodigio di fede il grande tesoro di Maria e di Gesù, egli che ebbe tanta fede da lasciarsi condurre passo per passo, silenziosamente, umilmente.

Ed è proprio nella fede, che noi dobbiamo progredire ed è proprio nella fede, che dobbiamo imitare San Giuseppe. Così come guardiamo ad Abramo, dobbiamo guardare a Giuseppe: tutti e due ci dicono che bisogna fidarsi del Signore, che bisogna lasciarsi condurre da lui. Immaginiamo il servizio di Giuseppe così pronto, così generoso, così fedele, nel buio, nell’oscurità. Non capiva, non sapeva, era in una situazione tale da non potere fare i conti sul domani, era a disposizione.

Ed è giusto allora che ci interroghiamo su questa nostra fede, che ci deve condurre giorno per giorno.

Tre punti vorrei che oggi noi esaminassimo nell’ordine della fede.

Il primo: essere uomini di fede vuol dire credere a Gesù Cristo, sentire cioè che la nostra fede è un rapporto personale, vivo. Giuseppe ebbe questo rapporto intimo e fortissimo non in una visione manifesta, ma nel servizio di fede. I rapporti tra Giuseppe e Gesù come devono essere stati improntati a qualche cosa di estremamente grande e nello stesso tempo di minimamente appariscente! Credere a Gesù Cristo vuol dire sentire che la nostra vita non è un atto di fede seguito da un vuoto, ma come tutta la vita deve essere vissuta nella fede, come la nostra vita non può chiudersi in determinate pratiche di cose, di devozioni o di testimonianze, ma tutta la vita è un affidarsi a Gesù Cristo, è un fidarsi di Lui.

La nostra fede ci deve portare a credere in Gesù Cristo, cioè la nostra vita non può limitarsi ad un grado di relazione, la vita di fede è da scoprirsi tutti i giorni, è da accrescersi tutti i giorni.

È stato scritto sul nostro battistero: “Il Battesimo non finisce qui, il Battesimo comincia qui”, è un crescere tutti i giorni. Dobbiamo allora rinnovare la nostra meditazione, rinnovare la nostra pietà, dire: “Ieri ho fatto poco, oggi faccio di più”.

Particolarmente per i padri di famiglia c’è un impegno: essere guide. Una guida va avanti, una guida scopre nuove strade, una guida ha il passo sicuro, ma non si ferma mai. Crescere nella fede, credere di più.

E il terzo punto è credere Gesù Cristo, cioè accettare totalmente quello che è l’esempio che ci dona Gesù. San Giuseppe non pose delle condizioni, tanto meno chiese dei privilegi.

Il Signore Gesù farà tantissimi miracoli a tutti; vi ricordate che cosa dice il Vangelo? “Cominciò a guarire gli ammalati all’alba, fino a sera guarì quelli che venivano da vicino e da lontano, una folla enorme”. Per tutti Gesù fece i miracoli, per Giuseppe no! Trent’anni insieme, mai un miracolo.

Credere a Gesù Cristo vuol dire allora accettare la sua volontà, mettere nella nostra vita continuamente quella che è la sua Parola, volere vivere la nostra vita cristiana con pienezza, in un senso profondo di umiltà. Credere a Gesù Cristo vuol dire beatificare quello che ha beatificato Gesù Cristo, vuol dire rifiutare quello che ha rifiutato Gesù Cristo, anche se tutti gli altri uomini lo celebrassero.

È necessario che viviamo pienamente la realtà di Gesù Cristo.

Interroghiamoci allora sull’esempio di Giuseppe, pregando questo grande santo per le nostre famiglie, perché le nostre famiglie siano veramente costruite sull’immagine della famiglia di Nazareth, costruite nella preghiera, costruite nell’educazione dei figli, costruite nella testimonianza, costruite particolarmente per la forza d’animo, per la grande fede.

CODICE 74CIO01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 19/03/1974
OCCASIONE Omelia, Martedì III settimana Tempo Quaresima, Solennità San Giuseppe Sposo B.V. Maria; Messa precettiva ore 6,30 e 8,30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Giuseppe servo buono e fedele
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