19/03/1977 - Omelia Solennita San Giuseppe

Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1977
Omelia, Solennità San Giuseppe

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2Sam 7,4-5. 12-14. 16; Rm 4,13. 16-18. 22; Mt 1,16. 18-21. 24

Veramente gigante. Come figlio di Davide ha riassunto in sé tutto l’Antico Testamento. Non solo era un discendente di Davide, ma ne aveva capito tutto lo spirito. Era in quello stretto numero di giusti ai quali Dio avrebbe rivelato il suo piano di salvezza e di amore. “Molti re”, dirà Gesù, “molti profeti desiderarono vedere e non videro”. Giuseppe poté non solo vedere, non solo essere ammesso ai segreti ineffabili del piano di redenzione, ma Giuseppe fu veramente partecipe della vita stessa di Gesù. Lo ebbe come custode, lo ebbe nell’ufficio di padre, ebbe la consolazione Giuseppe di abbracciare Gesù, di baciarlo, di tenerlo vicino a sé, di offrirgli in servizio tutta la vita. E quale gloria di Giuseppe nell’essere sposo di Maria? Quale gloria di Giuseppe nell’essere così casto, così illibato da potergli affidare la Vergine delle vergini? Quale prodigio di santità noi giustamente ammiriamo in Giuseppe quando il Signore gli ha affidato i suoi più grandi tesori! In tutta la storia del mondo quale più tesoro di Gesù? Quale più tesoro di Maria? E sono stati tesori che Giuseppe ha avuto da proteggere, da condurre, da servire. E ancora in rapporto a Gesù ha avuto proprio il posto del Padre celeste. Ha avuto un posto di tanta tenerezza e di tanta fortezza. Giuseppe è veramente molto grande. Noi non lo stimeremo mai abbastanza: il suo è stato un mistero di silenzio, un mistero di servizio, perché tutto ha fatto nel silenzioso quotidiano, nell’essere sempre il primo nel non avere alcun privilegio di miracolo o di cose straordinarie. Giorno per giorno nella sua fortezza di uomo, nel suo compito di servo, ha saputo tacere e ubbidire. Ha saputo servire, in mezzo a tanti disagi, in mezzo a tante fatiche, Gesù e Maria. E ha fatto tutto. Di lui non possediamo molto, ma le brevi parole del Vangelo che lo definiscono uomo giusto, ci sono sufficienti per capire quali miracoli di santità lui ha realizzato. E quando Gesù salirà alla vita pubblica, quando Gesù avrà la fama di Salvatore e di Messia, lui uscirà dalla scena così in silenzio, morirà. Umilmente e serenamente aveva fatto tutto. Quale ideale di vita migliore? Quanto noi lo dobbiamo invocare! Lui che Gesù ha chiamato papà, come non lo chiameremo anche noi? Come non ci affideremo a lui con intensa fiducia, con generosità totale, lasciandoci condurre da lui e imitandolo in queste sue meravigliose virtù? Quanto è stato bravo nel suo dovere di ogni giorno! Quanto abbiamo bisogno di saper imparare da lui a servire Iddio, a non pretendere, a essere pronti in ogni circostanza come lo è stato lui! Ha detto sempre di sì. E ha saputo capire anche le situazioni più difficili e più delicate. Veneriamolo san Giuseppe, mettiamolo nella nostra devozione quotidiana, mettiamolo nella nostra meditazione per imparare veramente che Iddio lo si ama servendo, che Iddio lo si ama vedendolo dappertutto, che Dio lo si ama cercando di fare umilmente e serenamente quello che Lui vuole. Domandiamo a san Giuseppe che ci impetri molte grazie, che ci impetri quelle grazie di fedeltà, di perseveranza, di impegno. Ci impetri molte grazie per le nostre famiglie. Le famiglie dovrebbero assomigliarsi tutte a quella di Nazareth. Quanta sconsacrazione! Quanto disastro! Fino al delitto! Quando in ogni bambino che nasce dovremmo vedere Gesù! Quanta sconsacrazione! Quanto dobbiamo invocare in questo momento e invocare di molto cuore l’intercessione di Giuseppe patrono della Chiesa universale. Sia quindi la nostra devozione fervida e così, attraverso questo nostro itinerario quaresimale, ci avvieremo a un incontro più fervido col Signore nella Pasqua. Sia proprio san Giuseppe che ci accompagna, che ci indirizza, che veramente rimuove da noi tutte le difficoltà.

CODICE 77CIQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 19/03/1977
OCCASIONE Omelia, Solennità San Giuseppe
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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