29/06/1973 - Omelia SS Pietro e Paolo ore 6.30 e ore 8.30

Sant'Ilario d'Enza, 29/06/1973
Omelie, Venerdì Solennità Santi Pietro e Paolo Apostoli

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At 12, 1-11; 2 Tm 4, 6-8. 17-18; Mt 16, 13-19

Messa ore 6,30

La festa di oggi vuole indirizzarci in una riflessione ben precisa. I santi apostoli Pietro e Paolo rappresentano nella Chiesa le guide, coloro che hanno avuto da Gesù l’incarico di condurre la Chiesa e di illuminarla. In Pietro e Paolo la Chiesa ha due fondamentali colonne, in Pietro e Paolo ha ancora due magnifici esempi, in Pietro e Paolo la Chiesa ha due perenni protettori. Pietro e Paolo hanno rappresentato e rappresentano il fondamento: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa” (cfr. Mt 16, 18). La Chiesa non è dunque una moltitudine senza ordine e senza indirizzo, Gesù non ha costruito un multitudonarismo, Gesù ha voluto che la sua Chiesa fosse organica, avesse dei capi, avesse una dottrina, avesse una precisa struttura. Gesù ha voluto che la sua Chiesa garantisse a tutti gli uomini quella sicurezza che altrimenti non si potrebbe avere; ha voluto che ogni cristiano sapesse di avere una casa, sapesse difendersi dagli errori, sapesse essere indirizzato. I santi apostoli perciò furono messi da lui per questo scopo, ebbero questo dono, questo carisma di servizio e di confermazione. Così hanno avuto gli apostoli, così hanno avuto i loro successori: Pietro nel Papa, Paolo nei vescovi. Noi abbiamo la garanzia se stiamo uniti al Papa, se stiamo uniti al vescovo, se ci lasciamo condurre dal magistero della Chiesa, se sappiamo riconoscere che quello è il mezzo col quale lo Spirito Santo dà unità e sicurezza nella Chiesa.

Dobbiamo dunque pregare oggi per il Papa, dobbiamo oggi pregare per i vescovi. Dobbiamo pregare perché l’intera Chiesa sia docile alle indicazioni, che dà così continuamente la Chiesa nel suo complesso direzionale, che dà la Chiesa attraverso quella gerarchia contro la quale i nemici della Chiesa e i falsi cristiani hanno sempre battagliato, perché dobbiamo riconoscere che è solo attraverso una grande fedeltà, attraverso una convinta ubbidienza, che noi costituiamo veramente la Chiesa del Signore pronta, sì, a testimoniare, ma pronta ancora a soffrire. Dobbiamo dunque veramente amare il Papa, dobbiamo veramente sentirci uniti al nostro vescovo. Dobbiamo sentire che è solo in questo senso che noi veramente esprimiamo il volere del Signore. Ecco perché è giorno di preghiera, perché nella Chiesa tutti in ogni grado, in ogni cognizione, dal teologo a colui che sa scarsamente la dottrina, tutti siano convinti, tutti siano consapevoli, tutti riconoscano questa linea, che ha voluto il Signore: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa” (cfr. Mt 16, 18). È così questo edificio in cui siamo anche noi, siamo Chiesa, ma dobbiamo essere Chiesa come l’ha voluta il Signore. Cerchi allora ognuno di noi di essere veramente riflessivo e pronto, cerchi di essere veramente cattolico, sentendo che l’universalità è la forza della Chiesa e si fonda proprio su questa grandezza, la grandezza che il Signore ha voluto fare lui, adoperando quelle pietre, che ha posto a fondamento e che continua a rinnovare nella sua Chiesa, per la quale ha detto: “Io sarò con voi fino alla fine dei secoli” (cfr. Mt 28, 20).

MESSA ORE 8,30

Quando, come in questa festa, noi contempliamo le dimensioni di grandezza, di santità, quando noi contempliamo le meravigliose opere fatte dagli apostoli, in particolare da Pietro e da Paolo, noi dobbiamo esclamare: “Quanto il Signore vuole bene alla sua Chiesa!”, perché gli apostoli Pietro e Paolo sono veramente un dono dello Spirito Santo. È stato lo Spirito Santo che li ha formati, è stato lo Spirito Santo che li ha consacrati, è stato lo Spirito Santo che li ha accompagnati nella loro missione. Sembravano strumenti inadatti: Pietro un povero pescatore, un impulsivo, perciò un debole; Paolo un persecutore, un duro, antipatico persecutore e il Signore li ha presi e ha fatto di Pietro una roccia, sulla quale è edificata la Chiesa, e ha fatto di Paolo un meraviglioso maestro, un meraviglioso messaggero, l’evangelizzatore infaticabile, il padre di ogni Chiesa. Pieno di Spirito Santo, ci ha lasciato la prima meravigliosa sintesi di tutto il messaggio di Gesù. Le sue lettere sono i grandiosi capolavori che noi abbiamo, il dono scelto dalla sapienza di Dio per istruirci in tutte le cose dello Spirito. Quanto il Signore ha amato la sua Chiesa! Noi lo dobbiamo benedire e lodare e le Letture della Messa di oggi sono un motivo formidabile di riflessione. Avete sentito la prima Lettura, la provvidenza miracolosa di Dio per il capo della Chiesa. Gesù aveva detto sul lago di Genezaret: “Quando eri giovane, Pietro, tu andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio un altro ti condurrà” (cfr. Gv 21,18). E vediamo, tutta la potenza degli uomini è organizzata e scatenata contro Pietro, lo si vuole uccidere. Ma che cosa è la potenza dell’uomo? Direi un gioco e Dio gioca e quattro picchetti di soldati e la porta di ferro e le catene, che lo fissano al muro, sono un gioco. L’angelo del Signore libera Pietro. Non era arrivato il momento del martirio, bisognava ancora operare all’edificazione della Chiesa e Pietro è liberato. È l’istruzione per tutti i tempi. Quante volte la Chiesa è sembrata così crollare, è sembrata così in situazione assolutamente disperata o per l’oppressione dei nemici esterni o per la leggerezza e il tradimento dei suoi stessi membri! Ma la Chiesa ha trionfato perché non è opera degli uomini, ma la Chiesa sta ancora trionfando perché non è opera degli uomini. E tutto quello che mettono di ostacolo gli uomini è superato magnificamente dalla grazia di Dio, la grazia di Dio è onnipotente. Noi dobbiamo credere ed è un motivo di profonda fiducia che la Chiesa non è costruita sugli uomini, è costruita sulla Parola di Dio, che la Chiesa è indefettibile, che non può venire a meno, non perché i suoi uomini sono sapienti, non perché i suoi uomini sono potenti, non perché i suoi uomini sono santi, ma per l’opera di Dio. C’è lo Spirito Santo nella Chiesa ed è nello Spirito Santo la nostra speranza. Ecco perché non dobbiamo essere timorosi, dobbiamo essere sicuri della Chiesa, sicuri sempre, però non inattivi. Ed è nella seconda Lettura che nella lettera dell’apostolo Paolo noi sentiamo che ognuno di noi deve fare lo stesso tracciato. Cosa ha detto Paolo? “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” (cfr. 2 Tim 4, 7). Non è stato passivo, non ha detto: - C’è lo Spirito Santo, faccia lui -. Al termine della vita sua poteva dire con chiarezza ed umiltà di aver fatto una battaglia. E la vita del cristiano è una lotta, dura, forte; è una corsa, non si può andare piano, è un conservare la fede accrescendola in noi, donandola agli altri. Noi sentiamo che nella Chiesa abbiamo il nostro posto, che non vi può essere nella Chiesa chi lavora e chi non fa niente, chi dona e chi è parassita, ma sentiamo che l’impegno di tutti nella Chiesa è un impegno di forza, di testimonianza, di amore, che nella Chiesa ognuno di noi ha il suo posto. Hanno avuto una vita facile Pietro e Paolo? Oh, lo ricordate, una famosa confessione di Paolo ai Corinzi, quando descrive tutte le sue tribolazioni. Sono stati umili, sono stati poveri, hanno dovuto subire ogni angheria, ogni persecuzione, fino all’ultimo, fino allo spargimento del sangue e hanno combattuto la buona battaglia, cioè sono stati fedeli all’incarico, che loro aveva dato il Signore. E noi diciamo che nella Chiesa ognuno ha il suo carisma, cioè ognuno ha il suo dono per contribuire al bene di tutta quanta la Chiesa. Non tutti hanno lo stesso dono, doni diversi ma doni diversi per un’unica costruzione, doni diversi di intelligenza, doni diversi di espressione, attitudini, grazie speciali. Dobbiamo sviluppare ed essere fedeli al nostro incarico, dobbiamo sapere onorare negli altri il loro dono e il loro carisma, dobbiamo sapere rispettare negli altri un carisma diverso dal nostro, dobbiamo solo comporci con gli altri per una costruzione. In ogni costruzione vi sono diversi elementi e le pietre non sono tutte uguali. E nella terza Lettura noi possiamo sottolineare questa promessa di Gesù: “Sei Pietro, su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non potranno prevalere, perché tu hai le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sarà legato e tutto ciò che scioglierai sarà sciolto” (cfr. Mt 16, 18-19). Noi dobbiamo onorare nella Chiesa il carisma che ha il Papa e il carisma che hanno i vescovi, perché questa è la garanzia, la sicurezza che ci ha dato Gesù. Il Papa è un dono del Signore alla Chiesa, così i vescovi. Noi oggi in modo particolare dobbiamo pregare per il Papa, per la difficile missione che anche in questo momento ha il sommo Pontefice. Dobbiamo pregare per il nostro vescovo, per tutti i vescovi. Dobbiamo sentire che la Chiesa non è semplicemente una costruzione giuridica, è un mistero di amore, in questo mistero d’amore hanno un posto di grande responsabilità il Papa e il vescovo. Noi dobbiamo amare il Papa di un amore sincero, di un amore forte, di un amore ubbidiente. Noi dobbiamo amare il vescovo, riconoscendo in lui il segno della presenza di Gesù in mezzo a noi. Noi nella Chiesa dobbiamo essere umili, non orgogliosi; nella Chiesa dobbiamo essere docili, non caparbi. In questo momento, che passa la Chiesa, noi dobbiamo ancora di più sentire questa funzione che nella Chiesa ha il Papa, lo dobbiamo sentire in modo particolarmente intimo. La Chiesa postconciliare ha trovato delle mirabili energie, però vi sono anche dei pericoli, un pericolo di anarchia, di confusione, un pericolo di esagerato senso di autonomia. Dobbiamo ricordare quello che è il dono del Signore e non lasciarci fuorviare, secondo l’apostolo Paolo, “Per ogni vento di dottrina diversa” (cfr. Ef 4, 14). Restiamo perciò nella linea che il Signore stesso ha tracciato, la linea di Pietro, e preghiamo perché tutti nella Chiesa sappiano veramente sentirsi responsabili e, in questa loro responsabilità, contribuire alla vera edificazione.

CODICE 73FUO0133BN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 29/06/1973
OCCASIONE Omelie, Venerdì Solennità Santi Pietro e Paolo Apostoli
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE struttura e natura
ARGOMENTI Chiesa: struttura e natura
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