Pr 8,22-31; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15.
Oggi tutta la liturgia fa centro su una parola: “Adoriamo!”. Esprime tutta la devozione, esprime tutto l’amore. Dio si è rivelato a noi, si è rivelato nella sua sostanza, nella ricchezza splendida della sua vita. Ci ha detto quanto in Lui vi è di verità, quanto in Lui vi è di amore, ed è una verità piena, è un amore totale.
Dio è verità, Dio è amore. Dio è una comunità, una comunità che risplende nel circolo della vita che dal Padre va al Figlio, e che dal Padre e dal Figlio va allo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio.
Siamo chiamati a delle altezze sublimi, a contemplare e a sperare; a contemplare questo immenso oceano di vita e a sperare di poter a viso aperto goderne la gloria, perché con il Battesimo non siamo chiamati a piccole cose, siamo chiamati a cose immense, a partecipare di Dio, a partecipare di quella vita che dall’eternità ci è promessa.
Innalziamo allora il nostro cuore e capiamo che la preghiera è prima di tutto adorazione, riconoscenza e amore.
Dobbiamo capire bene quale è il nostro dovere. Troppe volte pensiamo la preghiera solo per noi, per nostra utilità, per nostro comodo; ricorriamo a Dio quando le cose umane non ci aiutano, quando siamo nell’amarezza di una sconfitta. Ma la preghiera non è prima di tutto una domanda; la preghiera prima di tutto è una contemplazione e un’adorazione: siamo davanti a Dio e siamo chiamati a ricevere la sua rivelazione e a benedirlo e a lodarlo.
Tutta la liturgia insiste: “Lode a Te, o Trinità! Lode a Te!”.
È un dovere la lode, è una gioia la lode, è un amore la lode. Impariamo a lodare Dio, a fare perciò della nostra vita una continua glorificazione del Signore.
Glorifichiamo il Padre, glorifichiamo il Figlio, glorifichiamo lo Spirito Santo e restiamo estatici e compresi veramente della nostra vocazione.
Cosa fanno i santi in paradiso, cosa fanno gli angeli? Adorano, benedicano, lodano per sempre, notte e giorno; la loro unica occupazione, la profonda sorgente della loro felicità sta qui: contemplare, lodare, amare.
Sentiamo che la vita cristiana è qui che si articola, è qui che si comunica. Nei doni dello Spirito Santo vi è la pietà, ed è proprio il dono che oggi particolarmente dobbiamo invocare.
La pietà ci dà il vero spirito di figli adottivi, ci insegna come dobbiamo trattare con Dio, ci insegna come la nostra vera felicità si compie nella volontà del Padre; la pietà ci insegna ad essere distaccati dai nostri egoismi e a capire che il centro di tutto è la Trinità. Ciò che vale non è il mondo, non siamo noi, vale quello che viene dall’alto.
Contempliamo Dio, imparando sempre di più la sua parola; amiamo Dio, acconsentendo sempre più profondamente alla sua volontà.
La nostra felicità sia nella sua volontà, sia nell’unione con Lui, in un vero amore.
CODICE | 89EMO01336D |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 21/05/1989 |
OCCASIONE | Omelia, Solennità Santissima Trinità – Anno C, Fidanzamento |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Santissima Trinità; il dono della pietà |
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