08/02/1981 - Omelia V Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 08/02/81
Omelia, V domenica Tempo Ordinario - Anno A

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Is 58, 7-10; 1 Cor 2, 1-5; Mt 5, 13-16

Le prole del Signore che abbiamo appena ascoltato, sono parole terribili, sono quelle che ci devono far vergognare fino in fondo. Il Signore ha voluto che i suoi fossero sapidi come “il sale" e meravigliosi come “la luce”. Ci dobbiamo chiedere se siamo adatti, se abbiamo voluto essere adatti a una tale altissima missione.

Sapidi come il sale e siamo insipidi, insipidi nella nostra preghiera, insipidi perché non preghiamo se non per noi stessi, mentre dovremmo essere in preghiera per tutto il mondo. Abbiamo dunque una preghiera egoistica.

Insipidi nelle nostre virtù che non risplendono, che non sono testimonianza, perché mancano di consistenza e di amore. Insipidi nelle nostre opere, che non sappiamo condurre con energia e con forza. Ci manca il gusto della verità, ci manca la continua nostra unione col Signore, perché un cristiano è luce quando è trasparente, cioè quando attraverso di lui il Signore può diffondere tutta la sua luce di verità e di grazia. Poveri noi se non corrispondiamo alla nostra missione! Ecco perché dicevo che davanti a molte altre parole queste possiamo proprio definirle terribili, perché dobbiamo misurare la sproporzione che c’è fra quello che dovremmo essere e quello che siamo, non perché noi dobbiamo fare delle opere clamorose, non perché noi siamo chiamati a fare delle imprese, no! Il Signore chiama delle anime eccezionali a compiti eccezionali.

La nostra testimonianza è nella vita di ogni giorno, nella nostra carità e la Prima Lettura ci richiama per la voce del profeta Isaia a questa carità, attraverso l’umiltà della nostra condizione di dovere, perché con umiltà ogni giorno dobbiamo tessere il nostro abito: l’abito delle nozze dell’eternità, perché ogni giorno dobbiamo rivivere in noi stessi il mistero di Gesù crocifisso e risorto. È S. Paolo che dice: “Vi ho annunziato la testimonianza di Gesù Cristo crocefisso” (1 Cor 2, 1-2), cioè noi dobbiamo rivivere la passione di Gesù e allora sapremo prendere le cose come devono essere prese, con quella fede, con quella generosità, con quell’essere completamente disponibili al suo amore. Perché anche per noi si ripetono le parole dell’apostolo: “non su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito” (1 Cor 2, 4): la vita virtuosa di un cristiano è manifestazione dello Spirito, per cui le nostre opere devono essere questo esercizio sereno e totale di carità, di unione col Signore, di disponibilità al prossimo. Uno sforzo allora, perché si manifesti nella nostra vita la vita di Cristo, perché “Beato l’uomo che teme il Signore”, “Spunta nelle tenebre come luce per i giusti” (Sal 111, 1.4). Ecco è il Salmo che ci richiamerà in questa settimana al nostro dovere, al dovere di ogni giorno, al dovere umile e sereno, fiducioso e abbandonato: il nostro dovere. Teniamo presente che non siamo da soli, non siamo individui isolati, siamo in un complesso, siamo in un corpo, la Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Ecco perché il nostro dovere non può essere semplicemente una ricerca personale di perfezione, ma una comunione con Cristo e con gli altri, un vivere intensamente il mistero della Chiesa. Vivere questo mistero vuol dire realizzare completamente il nostro dovere. Ecco perché puntualmente siamo richiamati a questi doveri sociali.

È in questo senso che questo mese di febbraio è particolarmente sottolineato per noi dai nostri impegni sociali. In queste prime due domeniche abbiamo proposto il problema dell’oratorio: maschile e femminile.

Domenica prossima è la giornata del Seminario, e il 22 febbraio ci sono le elezioni per i delegati vicariali che costituiscono il Consiglio Sinodale, il Sinodo, voluto dal Vescovo come l’unione di tutte le forze per l’evangelizzazione. Dobbiamo sentire il nostro dovere, dobbiamo sentirlo forte il nostro dovere ecclesiale. Una partecipazione serena e viva, costante e forte, il Sinodo ci chiama a queste responsabilità. E quando il 22 febbraio faremo le elezioni, esprimeremo con questo gesto la nostra partecipazione, che non si concluderà né si limiterà a quel gesto, ma vorrà essere sempre in una viva tensione, la tensione al problema del Vangelo che deve essere diffuso, di noi che dobbiamo essere luce del mondo. Esaminiamoci allora sui nostri doveri personali, sui nostri doveri sociali e impegniamoci per essere così come ci vuole Gesù.

CODICE 81B7O01334N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 08/02/81
OCCASIONE Omelia, V domenica Tempo Ordinario - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il cristiano sale e luce – La vita del cristiano manifestazione dello Spirito – Il dovere
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