23/04/1978 - Omelia V Domenica Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 23/04/1978
Omelia, V Domenica Pasqua - Anno A

Ascolta l'audio

At 6, 1-7; 1 Pt 2, 4-9; Gv 14, 1-12

Dobbiamo adorare il Signore, questa mattina, nostra Via, nostra Verità e nostra Vita, ricordando quello che ci dice l’apostolo Pietro: anche noi siamo impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo.

Siamo in lui e con lui pietre vive di una costruzione. Che cosa vuol dire? Qual è questa costruzione? È la Chiesa di Dio, è il regno di Dio, è l’avvento della misericordia di Dio sulla terra.

La Chiesa non è un’astrazione, siamo noi che formiamo la Chiesa, noi quindi che siamo chiamati “stirpe eletta, sacerdozio regale”. Abbiamo una grande dignità, abbiamo un grande compito, la Liturgia ce lo ricorda, la Liturgia ci vuol rendere responsabili. Cosa vuol dire che siamo pietre vive? Che l’edificio sta su anche per noi, appoggiati su Cristo abbiamo un grande compito: un compito di testimonianza, un compito di preghiera, un compito di opere.

Noi dobbiamo testimoniare il Signore nella nostra vita, perché la nostra vita deve essere un irradiamento della sua vita. Dal cristiano devono andare a Cristo, dai cristiani devono conoscere Cristo e, conoscendo Cristo, conoscere Dio nella sua misericordia. “Filippo, chi vede me vede il Padre”: ecco la nostra testimonianza di ogni giorno, di ogni nostra relazione. Siamo chiamati a far vedere Cristo, a mostrare la faccia del Cristo, a mostrare come è preziosa la nostra fede e come sia la strada unica, che l’uomo può percorrere. Siamo chiamati al sacerdozio, il sacerdozio della preghiera, il sacerdozio del sacrificio, il sacerdozio che si esprime in ogni atto liturgico, perché la Liturgia è un impegno di tutti, è un’opera comune a tutti. Col Battesimo formiamo un’unica cosa con Cristo e il suo sacerdozio è come partecipato a noi, diffuso in noi. Che cosa facciamo, quando facciamo Liturgia? Siamo con Cristo davanti al Padre, formiamo un unico compito, formiamo un solo corpo, un corpo che si presenta al Padre a intercedere per il mondo, a intercedere per la remissione dei nostri e dei peccati del mondo. Bisogna che ci rendiamo ben consapevoli, che la Liturgia la facciamo tutti noi e, se vale, vale se tutti cercano di partecipare in pienezza. Non ci vogliono i sonnolenti, non ci vogliono i distratti, non ci vogliono coloro che sono con gli altri in Chiesa, ma si appartano pregando per loro conto. La Liturgia è lode insieme, è sacrificio insieme, è intercessione insieme.

Si comprende subito quando un’assemblea è sensibilizzata, quando tutti sono un cuor solo e un’anima sola.

È la Liturgia che fa una comunità ecclesiale, è nella Liturgia che una comunità prende la sua forza e il suo vigore. E’ dunque nella Liturgia che dobbiamo singolarmente impegnarci, impegnarci nella Liturgia della lode, particolarmente alla domenica con le Lodi e i Vespri, con le Lodi con le quali benediciamo il Signore per tutti quelli che non lo benedicono e nel suo giorno innalziamo l’invocazione per tutti i crucci dell’umanità, per tutte le tragedie, per tutte le miserie, per tutti i peccatori.

E proseguiamo nella Liturgia eucaristica ascoltando la Parola e, guidati dalla Parola, ci uniamo al rinnovamento della morte propiziatrice di Cristo.

Ed è nei Vespri dove ancora sentiamo il dovere di benedire Dio e di ringraziarlo perché, nonostante tanti delitti e peccati, si riaffermano sempre nel mondo la sua grazia e la sua bontà.

Vivere la Liturgia, viverla con pienezza, viverla con sentimento, viverla con gioia!

Oh, quanto dobbiamo migliorare su questo! Quanto il capolavoro di Liturgie veramente intime ed efficaci dipende dall’impegno del singolo, dalla sua puntualità a venire, dal suo impegno, dall’avere davanti il testo della preghiera, dal sentimento di fede profondo, che deve sgorgare dal cuore e si deve esprimere nel coro unanime!

Quanto dobbiamo migliorare! E dobbiamo rammaricarci che, nonostante tante grazie che ci ha dato il Signore, non siamo ancora nella Liturgia come dovremmo essere. Non tutti capiscono questa Parola, ma è una Parola che va raccolta, perché esprime veramente il nostro impegno battesimale, il nostro sacerdozio santo.

Uniti al Cristo, uniti con lo stesso suo cuore, lavoriamo per la salvezza del mondo.

E poi, il terzo punto, ecco: realizzare il Cristo con le nostre opere, quelle opere di carità, di bontà, di impegno, di giustizia che ognuno di noi ha davanti, nell’esecuzione del proprio dovere, nella responsabilità della propria anima, nell’indirizzo pratico di tutta la vita.

Ecco noi poniamo davanti al Signore questo nostro proposito, questa nostra aspirazione, perché lui sia proprio la nostra via. “Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me”. Lui lo ha detto, noi lo sappiamo che è così e vogliamo essere completamente disponibili, disponibili per un’opera che è la grande opera di tutta la nostra vita.

CODICE 78DOO01364N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 23/04/1978
OCCASIONE Omelia, V Domenica Pasqua - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Preghiera liturgica
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS