At 14,21-27 (gr); Ap 21,1-5; Gv 13,31-33.34-35.
Eravamo nel Cenacolo. Eravamo all’inizio della passione. Gesù dice: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato”. Qual era la gloria di Gesù? Era il compiere totalmente la volontà del Padre. In quel momento il Padre esigeva da Lui una pienezza di adesione e Gesù nell’orto degli ulivi ripeterà: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta” (Lc 22,42).
Non c’è niente di più bello, di più valido, di più efficace che compiere con amore la volontà di Dio. È qui la proporzione della nostra grandezza: essere quali dobbiamo essere, a gloria, a onore del Padre. L’uomo non è fatto per se stesso, non è fatto per gli altri, è fatto per Iddio. Facendo la volontà di Dio raggiunge i grandi baluardi di difesa dal male, raggiunge la ricchezza delle opere buone.
È in questo senso che noi, in questa liturgia, dobbiamo interrogarci: la validità dei nostri propositi, la raggiunta proporzione dei nostri impegni e delle nostre responsabilità.
Quanto dobbiamo essere riconoscenti dell’amore che il Padre ci ha dato! Quanta gioia per quello che Lui ha compiuto in noi dal momento del nostro Battesimo ad ora, per tutta la vita e poi lo potremo glorificare con perfezione per tutta l’eternità.
Dominante è il senso di ringraziamento nella nostra vita e il ritmo della Messa è un ritmo potente di ringraziamento: “Rendiamo grazie al Signore nostro Dio”. Tanto amore ha riversato in noi. Quello che ci ha chiesto e quello che ci chiede è per il nostro bene, è per la crescita del nostro amore, è per la grandezza della nostra vita. Ringraziare Dio. Sentire che non possiamo ringraziarlo meglio che facendo meglio la sua volontà, che offrendo la nostra vita come un sacrificio di ringraziamento. All’amore di Dio deve corrispondere l’amore nostro. Al dono di Dio deve corrispondere il nostro e il nostro è qui, nel fare tutto ciò che vuole il Signore, di farlo con quanto amore possiamo, con quanta gioia, con quanta pienezza di cose.
Ringraziare Dio è impegnarsi a vivere con maggiore disponibilità. Non vivere per noi stessi. Vivere per Iddio, vivere solo per Lui. È in Lui che fiorisce tutto il resto: fiorisce il comandamento nuovo di amarci a vicenda come Gesù ci ha amato, fiorisce una pace e una carità che non sono di parole, di espressioni. Dal profondo dell’anima nasce quella carità vera che si sacrifica anche per il prossimo. È da questo amore di Dio che la nostra vita prende così tanto potere. Con gioia: Dio ama chi dà con gioia, chi dà non sforzato, non a fatica, non con riluttanza, ma chi dà con pienezza di cuore, con pienezza di servizio.
Ci dobbiamo sempre chiedere qual è il senso della nostra vita: è questo servizio che noi dobbiamo dare al Signore. Dio ci ha creato per servirlo e nel suo servizio sta la nostra grandezza, perché servire Dio è regnare, perché servire Dio è acquistare la sua ricchezza. Nel suo dono la nostra vita prende le vere proporzioni.
Impegniamoci a ringraziare Dio ogni giorno, ogni ora. Impegnamoci a fare della nostra vita una grande, continua ricerca della volontà di Dio. Noi siamo suoi, ci ha creati. Noi siamo suoi, ci ha redenti. Noi dobbiamo essere suoi con la nostra disponibilità, con la nostra obbedienza, con il nostro impegno. Fare dei suoi comandamenti la norma continua del nostro agire e del nostro sentire. Nella sua legge sta la proporzione di tutti i nostri atteggiamenti. Vivere di Dio, vivere per Iddio.
Resti così il nostro proposito. Il ringraziamento si traduce in una fedeltà di preghiera ,pregare bene, in una fedeltà di virtù, agire come ha agito Gesù, in una ricchezza grande e in una umiltà fervida. La ricchezza è nell’amore, il fervore è nell’entusiasmo, entusiasmo perché tutto venga fatto come ha fatto Gesù e tutto sia gloria al Padre com’è stata gloria la vita di Gesù.
Se Dio è stato glorificato in Lui così dev’essere per noi. Dio ci glorificherà da parte sua, ci glorificherà donandoci la grazia di una azione, di una posizione totalmente donata, di una donazione che esprima potentemente tutta la nostra fede, la nostra volontà di essere suoi servi, suoi amici, di continuare la redenzione di Gesù.
Non dimentichiamoci mai di appartenere alla Chiesa e la Chiesa è la continuazione di Cristo.
CODICE | 86DSO01364N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 27/04/1986 |
OCCASIONE | Omelia. V Domenica Tempo Pasqua – Anno C |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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