23/04/1989 - Omelia V Domenica Pasqua

Sant’Ilario d’Enza, 23/04/1989
Omelia, V Domenica Tempo di Pasqua – Anno C

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At 14,21-27; Ap 21,1-5; Gv 13,31-33. 34-35.

È la meraviglia del suo comando, la meraviglia della vera carità cristiana.

Noi dobbiamo pregare molto perché venga questo suo regno, perché purtroppo gli uomini, dopo tanti secoli di vangelo, ancora non si amano; in troppi si odiano e si opprimono.

Noi dobbiamo imparare dal cuore stesso di Cristo l’amore vero, l’amore autentico, l’amore che devono avere i figli di Dio.

L’amore comprende un mondo di cose, comprende una vita intera posta e resa efficace dall’amore.

Dobbiamo amare prima di tutto nell’intimo del cuore nostro: bisogna che stimiamo gli altri, che rispettiamo gli altri, che non giudichiamo gli altri, che cerchiamo di scusarli nei loro mancamenti e nei loro difetti; bisogna che pensiamo secondo la carità, perché tutto il resto ne è conseguenza. Pensare e filtrare i nostri pensieri nella vera carità di Cristo.

Amatevi come Lui ci ha amati. Gesù ci ha amati sacrificando totalmente Se stesso; ci ha amati sapendo che non c’è nulla di apprezzabile nell’uomo se non è dono di Dio, perché ci ha cercato quando eravamo peccatori, quando eravamo in disgrazia, quando manifestavamo la nostra stupidità nel seguire delle cose, nell’attaccarci a queste cose, nel preferirle all’infinita bellezza di Dio.

Dobbiamo capire come l’atto della redenzione è stato una meraviglia di vera carità: ci ha cercato, ci ha beneficato; per noi ha offerto la vita, per noi si è totalmente immolato. L’Agnello di Dio ha preso su di sé i peccati del mondo, li ha scontati con pene e sofferenze inenarrabili.

Pensiamo come Lui, pensiamo bene di chi è vicino a noi, pensiamo bene anche di chi è lontano a noi, di chi non ha la fortuna di capire e di seguire il Signore; pensiamo bene di tutti.

Realizziamo una pienezza di carità nelle nostre parole. Le nostre parole manifestano la bontà del nostro cuore; non parliamo mai male degli altri, non insinuiamo mai con della mormorazione, non critichiamo l’operato degli altri.

Gesù ci insegna a scusare sempre gli altri. Gli scribi e i farisei mormoravano perché andava in casa dei peccatori, perché familiarizzava con loro e stava a pranzo con loro. Ma Gesù ha risposto con una parola luminosa; ha detto: “Non sono venuto per i giusti; sono venuto per i peccatori”(Mt 9,13), perché l’eccesso della sua misericordia è stata per quelli traviati, per quelli che avevano abbandonato la legge del Padre.

Parliamo bene. La nostra carità si veda anche dalle nostre parole. Com’è facile criticare e porre invidia! Com’è facile essere completamente lontani dalla vera carità che esige una parola di comprensione, una parola di scusa, una parola di carità!

Soprattutto, poi, agiamo nella carità. La carità non si ferma, non si può fermare alle parole; la carità esige i fatti e ognuno di noi deve saper aiutare, comprendere, deve saper operare per il bene di coloro che particolarmente hanno bisogno di noi, hanno bisogno di una mano tesa, hanno bisogno di un sorriso, hanno bisogno di un aiuto concreto.

Cerchiamo allora di riempire la vita nostra di carità. Sappiamo essere veramente un prolungamento di Gesù, perché la Chiesa è il corpo del Signore e dobbiamo vivere la grazia di essere Chiesa proprio nella carità, nella comprensione, nell’amorevolezza, in questa bontà che si realizza prima di tutto nella famiglia.

Nella famiglia deve esserci una comprensione, una pazienza, un’umiltà piene. Dalla carità verso i familiari, alla carità verso gli amici, alla carità verso chi è lontano dalla nostra idealità e dalla nostra professione di fede.

Realizziamo una pienezza di carità; realizziamo un trionfo della carità, realizziamo la bellezza della carità, realizziamola con tanta perseveranza e con tanta gioia.

CODICE 89DOO01364N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 23/04/1989
OCCASIONE Omelia, V Domenica Tempo di Pasqua – Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Realizzare una vera carità di pensiero, parole, opere
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