Gr 31, 31-34; Eb 5, 7-9; Gv 12, 20-33
Ripetiamo anche noi con tutta la forza dell’anima nostra le parole di quei pagani: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12, 21); lo vogliamo vedere. Quel giorno il volto di Gesù doveva splendere di una specialissima luce di maestà, doveva essere meraviglioso, se questi pagani non osavano avvicinarsi e se anche i familiari, gli apostoli dovevano farsi coraggio a vicenda. “Filippo andò a dirlo ad Andrea, poi Andrea e Filippo andarono da Gesù” (cfr. Gv 12, 22).
Il volto di Gesù splendeva, perché in quella giornata era grande la sua testimonianza, grande! Era la sua ora, l’ora attesa, desiderata: l’ora della morte, l’ora in cui Gesù avrebbe compiuta la sua opera e riconciliata la terra con il cielo.
Vogliamo vedere Gesù anche noi in questa domenica, che è una domenica che ci introduce nel Tempo della Passione, dobbiamo guardare, ammirare, desiderare, adorare. Conoscere meglio Gesù, conoscerlo così qual è Lui: il Figlio eterno di Dio, il nostro Redentore, colui che si è degnato, oh degnazione suprema, di chiamarsi nostro amico!
Il nostro atteggiamento davanti a Lui sarebbe solo quello dell’adorazione con la faccia per terra, perché è il Re dei secoli, perché è il Signore dei signori, perché è Lui che ha fatto tutto l’universo.
L’adorazione resta sempre, ma è superata, è colmata meglio dall’amore, perché Lui ci ha dato il suo amore, perché Lui ci ha dato il suo cuore, perché Lui ci ha introdotti nel santuario del suo cuore, perché Lui ci ha fatto figli del Padre, perché Lui ci promette di essere il nostro gaudio per l’eternità.
Diceva Gesù: “Questa voce non è venuta per me: è venuta per voi” (Gv 12, 30). E che cosa dice questa voce che è venuta per noi? Dice che il Padre Lo glorifica, che il Padre Lo riconosce in tutta la sua grandezza e in tutta la sua potenza.
Convertirci a Gesù. La nostra conversione non è tanto sulle cose della nostra vita morale: è proprio una conversione a Lui, cioè un mettere nella nostra vita Gesù, un metterlo con pienezza. Mettere nella vita Gesù, cioè sentire come siamo diventati grandi in Lui, come il nostro Battesimo ci ha configurati a Lui, come è la nostra gloria, è la nostra gioia, è il nostro tesoro, è tutta la pienezza che noi possiamo così possedere come nostra.
Convertirsi a Gesù, guardare a Lui, imparare da Lui, sentire come la nostra grande vocazione, come la nostra grande chiamata è in quell’ordine: l’ordine dell’amore e del servizio, l’ordine dell’umiltà e della fiducia.
Ha segnato una strada ed è una strada che non è possibile ignorare. Il grano di frumento deve morire; sì, ha segnato anche la nostra via, una via allora che sembra di morte ed è di vita, che sembra di umiliazione ed è di gloria, che sembra buttata, così, in una perdita ed è il supremo guadagno. “Dove sono io, là pure sarà il mio servo” (Gv 12, 26).
Come dobbiamo allora passare questi giorni di Passione? Nella preghiera, nel raccoglimento profondo, nel ripetere: “Signore”, è il versetto del Salmo, “Signore io cerco il tuo volto” (Sal 26, 8). Voglio conoscerti, perché se ti conosco ti amo, perché se ti conosco ti seguo, perché se ti conosco pongo in te tutta la mia speranza, tutto il senso vero della mia vita. “Cerco il tuo volto, o Signore!”, Lo cercherò con più forza, con più umiltà, con più perseveranza. “Cerco il tuo volto” e nel tuo volto sarà la vera mia pace.
CODICE | 82CTQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 28/03/1982 |
OCCASIONE | Omelia, V Domenica di Quaresima - Anno B- |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Conoscere Gesù – Adorare e amare |
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