Ger 31, 31-34; Eb 5, 7-9; Gv 12, 20-33.
Con questa domenica entriamo più profondamente nel Cuore di Cristo, il Cuore di Cristo che soffre. Ha avuto tanta sofferenza per darsi a noi, tanta! Non è stato per un destino, è stato per una sua scelta: ha scelto di soffrire, di soffrire tanto, fino a morire. E Lui stesso – abbiamo sentito – si paragona al disfacimento del chicco di grano nella solitudine della terra.
Soffre Gesù, e soffre per amore, nell’obbedienza al Padre suo e nella carità per noi.
Bisogna che un cristiano capisca che non può attuare la propria salvezza, non può realizzare la propria grandezza se non così, con lo stesso amore, con la stessa forza. È proprio come dicevamo nella preghiera di inizio: “Dobbiamo vivere e agire in quell’amore che spinse Gesù a dare la vita per noi”.
Bisogna che sentiamo forte il desiderio di capire un po’ di questo amore, almeno un po’; bisogna che ripetiamo le parole di quegli uomini che sono andati da Filippo e Andrea: “Vogliamo vedere Gesù”. Bisogna che lo vediamo davvero, perchè troppe volte lo diamo per scontato, e quando guardiamo il crocefisso non ci dà quei sentimenti di tenerezza e di riconoscenza che dovrebbe suscitarci a tutti i costi. Restiamo freddi, perchè lo consideriamo una cosa lontana da noi ed è invece così vicina a noi! L’amore di Cristo è restato uguale.
Il Cuore di Cristo brucia di amore per noi, brucia di amore e noi restiamo indifferenti!
In questa viva grazia del tempo, in questo tempo di Passione poniamo tutta l’anima nostra a capire Gesù, a seguire Gesù, perché non lo si può capire se non lo si segue. E lo si segue vincendo noi stessi; lo si segue maturando la nostra riflessione; lo si segue cercando di aprire il cuore alla sua volontà e insieme con Lui essere per la salvezza di tutti gli uomini.
Bisogna che attuiamo la nostra conversione; la nostra conversione pasquale va precisamente maturata e riflessa in questi giorni: la nostra conversione, la liberazione dai nostri peccati, il cambiamento dei nostri difetti, la nostra più viva sensibilità alle cose celesti.
Dobbiamo entrare di più in un clima di preghiera. Mai più preghiere formali, mai più preghiere distratte, mai più preghiere svogliate!
Dobbiamo a tutti i costi realizzare un ambiente in cui si possa sentire chiara, forte, la voce dello Spirito. È proprio lo Spirito che ci dirà che cosa dobbiamo lasciare, che cosa dobbiamo compiere, quali sono le cose che il Signore desidera precisamente da noi.
Poniamoci con molta forza, poniamoci con molta generosità. Sono i giorni della generosità! Chi manca, viene a privarsi di un tesoro. I giorni della generosità, i giorni che precedono la Pasqua.
Poniamo la nostra fiducia nelle mani della Madonna, perchè sia lei a condurci in questa Pasqua, sia lei che ci ottiene quella carità di cui è costituito il centro del Cuore di Gesù.
Così, con forza; così, con umiltà; così, con perseveranza!
CODICE | 88CLQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 20/03/1988 |
OCCASIONE | Omelia, V domenica Tempo Quaresima – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Capire l’amore di Cristo per attuare la nostra conversione |
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