Ger 31, 31-34; Eb 5, 7-9; Gv 12, 20-33
Siamo chiamati a guardare al volto di Gesù. È il Figlio di Dio, è il re eterno. Quei pagani non osavano e non erano certo timidi. Un raggio della sua divinità appariva nel suo volto e incuteva quel rispetto delle cose divine, che deve prendere l’uomo. E noi, e noi, sì, come Andrea e Filippo vogliamo andare da Gesù, vogliamo andare da lui perché lui si sveli a noi, perché lui sia il centro della nostra vita. Quel volto! Mancheranno pochi giorni, quel volto divino sarà schiaffeggiato, sputacchiato, sarà tumefatto dai colpi della iniquità umana. Ma avete sentito quello che lui assicurava, assicurava che quando sarebbe elevato sulla croce attirerà tutti a sé (cfr. Gv 12,32). Ecco, abbiamo cominciato il tempo di passione e non dobbiamo dimenticare chi è quel volto di uomo sofferente, chi è quel volto di cui aveva profetizzato Isaia: “Non sembra neanche un uomo, sembra un lebbroso, sfigurato” (cfr. Is 52,14), perché facilmente ce ne dimentichiamo e le cose vanno avanti così, come dovessero andare così e come non dovessimo cambiare, perché lo stupore di vedere un Dio trattato male, lo sbalordimento nel pensare che il re del cielo e della terra è oltraggiato dai manigoldi, perché il pensare a questo mistero, ecco, scivoliamo via, restiamo indifferenti, restiamo senza forza e senza slancio. E mentre dovremmo essere pieni di meraviglia, mentre dovremmo scoprire sempre di più che per amore lo ha fatto, non per l’amore degli angeli, per amore di noi peccatori, che morirà per tutti. E ognuno può dire: “E’ morto per me. Il suo sangue lo ha sparso per me. Il suo gemito lo ha dato per me”. Oh, volto santissimo di Gesù! Quanto dobbiamo contemplarti! Quanto dobbiamo restare colpiti dal tuo amore! Come dobbiamo finalmente scuoterci! Perché si tratta proprio di questo: la conversione vuol dire prendere viva cognizione della realtà e tirare le conseguenze. Il Signore è morto, perché noi lo amassimo. E perché tardiamo tanto ad amarlo? E perché continuiamo a fare i nostri peccati con indifferenza? E perché ci trasciniamo sempre nelle stesse cose? Perché non diamo una svolta più energica e completa alla nostra vita? Ecco, ognuno di noi risponda nell’intimo del cuore e se ognuno di noi risponde, tutta la nostra assemblea risponderà a una stessa voce.
Signore, noi vogliamo fare una Pasqua che ci converta, una Pasqua che ci trasformi, che da egoisti ci renda generosi, che da pigri ci renda attivi, che da negligenti ci trasformi in anime pronte e fervide. Ecco, proprio così, proprio nell’invocazione dell’aiuto della Madre nostra celeste, che ha avuto un grande coraggio, domandiamo la grazia del coraggio per potere piangere i nostri peccati, migliorare noi stessi per la gloria di Dio e per il bene di tutti. Se diventiamo migliori anche il mondo avrà maggiore energia e maggiore forza.
(Esortazione alla fine della messa)
Domenica incomincia la Settimana Santa. Vogliamo seguire con molta devozione e con molta assiduità quei santi riti, che devono aiutarci a entrare nel mistero di Gesù, morto e risorto per noi. Domenica festa delle Palme avremo la benedizione e la distribuzione dell’ulivo alle otto e un quarto, nel cortile dell’oratorio, poi in processione entreremo in chiesa acclamando a Gesù, Figlio di Davide.
CODICE | 85CPQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 24/03/1985 |
OCCASIONE | Omelia, V Domenica Tempo Quaresima - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Conversione |
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