Is 43,16-21; Fil 3, 8-14; Gv 8, 1-11
MESSA ORE 6, 30
La nostra conversione quaresimale deve sempre di più prendere forza.
Oggi, dall’episodio evangelico, viene considerata la conversione dall’impurità, particolarmente dalla sconsacrazione delle famiglie.
“Il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez 33, 11); e certo il Signore salva quella donna dall’uccisione decretata per legge, però la sua parola è altrettanto autorevole quando dice: “Va’, d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11).
Gesù condanna qualsiasi profanazione della famiglia. La famiglia è in un disegno meraviglioso di Dio, la famiglia deve attuare il piano di Dio, perché il Signore ha voluto che la famiglia della terra fosse un segno della famiglia che c’è nel cielo, della Trinità, e quell’amore e quella gioia, che c’è nella Trinità, fosse ben significato dall’amore e dalla gioia che vi dev’essere in ogni famiglia.
Ecco perché noi dobbiamo pregare per tutte le famiglie. Noi lo sappiamo, il Signore ha voluto che la famiglia fosse caratterizzata prima di tutto dall’unità: una famiglia unita, perché l’amore unisce e i componenti di ogni famiglia devono così amarsi da saper superare le loro particolari difficoltà, difficoltà di carattere, difficoltà di modi di vedere, difficoltà che nascono nelle circostanze più svariate della vita perché, essendo la vita una prova, anche le famiglie hanno di conseguenza delle prove, hanno cioè delle situazioni in cui ci vuole tanta buona volontà, per superare tutte le particolari divisioni.
Il secondo segno che il Signore ha voluto nella famiglia è l’indissolubilità, cioè la famiglia unita deve stare sempre unita, perché l’amore per sua natura è per sempre, non è a termine. Nella famiglia indissolubile noi vediamo una precisa volontà di Dio. Quando gli apostoli presentarono al Signore la questione, Gesù disse: “Non separi l’uomo quello che Dio ha unito” (cfr. Mc 10, 9). Il Signore la famiglia l’ha voluta così, come una traduzione della volontà di Dio. Dio non fa la famiglia per dividerla, Dio fa la famiglia per tenerla unita e tanto unita da superare tutte le particolari difficoltà. E ve ne sono sempre, e ci vuole tanta buona volontà, ma questa buona volontà è indubbiamente questo esercizio di virtù, di bene, di merito. La famiglia unita, la famiglia unita per sempre, la famiglia nella quale interviene Dio, per consacrare un amore e renderlo inscindibile.
E terzo elemento: il Signore ha voluto che la famiglia avesse una missione sociale; ha voluto che la famiglia sentisse sempre di più e sentisse con sempre maggiore forza che ha un compito sociale di amore, di verità, di testimonianza. La famiglia non si deve concepire come una cosa staccata a sé, la famiglia si deve sentire come una parte della comunità civile, come una parte della comunità ecclesiale. La famiglia ha un compito dunque che non si risolve solo in se stessa, ma che è di propulsione e di santificazione.
Ecco perché ognuno di noi ha un compito allora nella propria famiglia, ma ha anche un compito verso le famiglie degli altri; ha un compito per sé che si risolve nell’amore e nell’aiuto vicendevole, ha un compito per gli altri che si risolve in un aiuto e in una comprensione e in un sostegno. Tutti noi dobbiamo collaborare e cooperare al bene. Dobbiamo pregare, dobbiamo impegnarci, perché le nostre famiglie siano sane e siano sante; dobbiamo far sì che in ogni nostra famiglia ci sia veramente un chiaro impegno, una chiara sensibilità, una volontà precisa per sentire sempre di più tutta la vita della Chiesa e dare il proprio contributo.
Quante famiglie abbiamo dissacrate dall’impurità, quante famiglie devono lamentare divisioni e tristezze, di quelle divisioni, di quelle tristezze che incidono così profondamente, perché manca una vera fedeltà, perché si manca nell’unità e, mancando nell’unità, si desidera l’evasione, si desidera ciò che l’egoismo suggerisce di più. L’impurità è la vera desolazione delle nostre famiglie.
E’ necessario che si guardi sempre a superare se stessi, ad essere forti di fronte alle tentazioni e ai pericoli che la nostra società mette così frequentemente. Noi dobbiamo collaborare rendendo la società migliore; noi dobbiamo contribuire impegnandoci, perché in ogni nostra giornata ci sia più generosità, più fede, più testimonianza. Alle famiglie dissacrate bisogna dare l’esempio di famiglie cristiane, vive e operanti, ricche e generose. Ecco perché dal Vangelo di oggi noi dobbiamo prendere nuovo motivo a collaborare al grande bene delle famiglie, perché crescano dei figli veramente adatti a costruire una società migliore, una Chiesa più forte e più operosa nel bene.
MESSA ORE 8, 30
Sono due i motivi di riflessione che ci suggerisce la Liturgia.
Il primo è nell’ordine della misericordia del Signore. La prima Lettura del profeta Isaia sottolinea la potenza e la misericordia del Signore nell’Esodo: indubbiamente prodigi grandissimi, prodigi però che vengono superati dal prodigio della misericordia. Nessun peccato è più grande della misericordia. La misericordia del Signore è infinita, la misericordia di Dio riempie tutta la terra e ogni anima può trovare misericordia se, ed è la seconda Lettura di san Paolo, se c’è il pentimento, se c’è lo sforzo. “Per guadagnare Cristo”, dice san Paolo, “bisogna considerare, se è necessario, tutte le cose di questo mondo come una spazzatura” (cfr. Fil 3, 8). La conversione costa, la vera conversione è un superamento duro; il superficiale non può entrare nella misericordia, finché non rientra in se stesso e piange i propri peccati, perché il Signore ci ha redento con la croce, con una sofferenza terribile. Nessuno può salvarsi senza soffrire per i propri peccati.
Perciò ecco l’esempio di Gesù che, contro tutti gli scribi e i farisei, difende quella donna. E di nuovo si proclama la parola di Ezechiele: “Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez 33, 11).
Ed è un tema, questo sulla misericordia, sul quale dobbiamo tornare perennemente, abbiamo bisogno di considerare quanto il Signore è buono e misericordioso.
Il secondo motivo di riflessione mi pare che vada proprio sottolineato in quelle parole, che dice Gesù alla donna: “Va’, d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11). Gesù usa misericordia, ma non giustifica il peccato, anzi il suo ammonimento è solenne e, nella sua concisione, è quanto mai forte: “Non peccare più!” (ib.). Ed è qui dove noi dobbiamo evitare un pericolo, il pericolo che, esaltando la misericordia, tradiamo la verità. Il fatto che il Signore ha perdonato a quella donna non dice che il peccato di quella donna sia stato piccolo: è stato grande e per questo infinita è stata la misericordia del Signore. Chi diminuisce il peccato finisce per impoverire anche la misericordia di Dio. Quella donna è condannabile, cioè il suo peccato non ammette una scusa: è stata peccatrice. Non possiamo dire: non è stata peccatrice. E il pericolo nostro invece sta proprio nel non prendere una posizione chiara, forte contro l’errore, contro la deviazione, contro il peccato. Il peccato va condannato, anche se il peccatore va compreso; il peccato è peccato, è una cosa brutta, detestabile. Guardate, quella donna ha rischiato la vita, lo sapeva che l’adulterio era perseguito a morte, la passione l’ha talmente accecata che ha acconsentito lo stesso, rischiando, e se non interveniva Gesù era uccisa.
Noi dobbiamo proclamare la verità, noi la dobbiamo dire, senza scendere a compromessi. La famiglia è una cosa grande. Un attentato contro la santità della famiglia è un grande peccato. Non vediamo nella nostra società di adesso come si tende a minimizzare questo peccato? E quanto più è diffuso, tanto più si tende a minimizzarlo, a giustificarlo, a trovare delle evasioni. L’infedeltà resta un grave attentato al piano di amore, che Dio ha voluto per la famiglia. Il Signore ha voluto la famiglia “una”, l’ha voluta indissolubile, l’ha voluta santa. Noi non possiamo in alcuna maniera andare contro la volontà di Dio e nemmeno giustificare quelli che lo vogliono fare e che lo fanno.
Il Signore ha voluto rendere santa la famiglia per il bene dei due coniugi e per il bene dei figli. La famiglia è un grande capolavoro della Provvidenza di Dio e Gesù l’ha sottolineato, nella famiglia interviene Iddio: “L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce” (cfr. Mc 10, 9). Nella famiglia è Dio che unisce e, quando Dio unisce, l’uomo deve rispettare quel vincolo come una cosa sacra, sacra in tutto! Ecco perché noi dobbiamo senza equivoci condannare il peccato; senza equivoci dobbiamo dare l’esempio di famiglie sante, l’esempio, noi cristiani, di come si costruisce una famiglia, di come si realizza una famiglia, di come si rende solida una famiglia. Noi cristiani abbiamo un compito grande di testimonianza, dobbiamo testimoniare non solo individualmente ma a livello familiare, dobbiamo testimoniare quella che è la legge di Dio nella sua altissima finalità, nella sua preziosità.
Ecco perché dobbiamo pregare per tutte le nostre famiglie, perché le nostre famiglie siano veramente sane, perché nelle nostre famiglie regni la carità di Cristo, perché nelle nostre famiglie ci sia lo spirito di testimonianza, lo spirito per essere veramente un segno, il segno dell’amore di Dio, il segno della redenzione del Signore.
In questa Liturgia perciò preghiamo per le nostre famiglie, preghiamo perché nelle nostre famiglie si sviluppi sempre di più quella carità che porta a superare ogni difficoltà, ogni inciampo, perché vi è la tentazione, nelle famiglie, che si chiama egoismo e l’egoismo tende a rompere, tende a prevalere, tende a porci sempre al di sopra degli altri.
Carità, bontà, umiltà, amore sono i temi che ognuno di noi rifletterà, per collaborare nella propria famiglia affinché da parte nostra ci sia tutto l’aiuto possibile. Aiutiamo le nostre famiglie ad essere come le vuole il Signore; aiutiamo tutte le famiglie, le altre famiglie ad essere come nel piano di Dio si deve essere.
CODICE | 74CZO01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 31/03/1974 |
OCCASIONE | Omelia, V Domenica Tempo Quaresima - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Famiglia indissolubile |
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