05/03/1976 - Omelia Venerdi dopo Ceneri

Sant’Ilario d’Enza, 05/03/1976
Omelia, Venerdì dopo le Ceneri

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Is 58,1-9; Mt 9,14-15

Il senso della penitenza quaresimale: su questo siamo invitati a riflettere, cioè, non è l'esteriorità, la materialità della cosa che ha valore, ogni cosa prende il suo valore dall'intenzione, dalla fede e dall'amore, da quella fede in Dio per cui tutta la vita è orientata verso di Lui e da quell'amore per cui volentieri si affrontano anche le cose difficili, dure, anche le cose particolarmente ostiche, che dimostrano che noi vogliamo essere del Signore, che le cose non ci possono strappare da Lui. La nostra quaresima deve essere allora sostanziata di fede. Quaresima dice purificazione, dice equilibrio, dice dominio di noi stessi. Una quaresima allora che vuole approfondire la parola del Signore, vuole continuamente confrontarsi con la parola di Dio, perchè sta qui la vera fede. Non è il gesto compiuto per cui si dice: “Signore, io credo”, non è con un gesto che si risolve tutto. La vita deve essere di fede e questo richiede un continuo vedere con gli occhi della fede, sentire con il cuore illuminato dalla fede, consiste allora, secondo la frase della Scrittura: “I miei passi secondo la Tua luce”. Cristiani si diventa continuamente, la nostra fede è una conquista di tutti i giorni, non è allora chiusa la nostra fede in determinati gesti, apprezzabili, religiosi, ma la fede vera si esprime da tutta la nostra esistenza, tutto deve convergere così verso il Signore e questo richiede un superamento continuo, e questo richiede una vera giornaliera indagine, sempre, per cui questa nostra conquista deve essere sottolineata da questa particolare insistenza che la Chiesa ci fa: “Fate penitenza!”. La penitenza vera è allora distaccarsi dai motivi peccaminosi, instabili, troppo umani, troppo volgari che ci prende, distaccarsi da questi e unirsi alle intenzioni del Cristo, vivere di fede. La nostra fede allora è abbandonare i nostri pensieri egoistici e vedere le cose come le vede Dio e scegliere le cose come le sceglie Dio. Ecco allora nell'amore che cosa vuol dire: non in un sentimento ma in una precisa volontà, in quella volontà per la quale sta scritto: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze. Avete sentito il brano del Vangelo di San Matteo: Gesù difende i suoi discepoli, non dovevano allora fare digiuno, il digiuno che quei discepoli di Giovanni e i farisei assolutizzavano, ponevano cioè come un valore in se stesso, non lo aveva. Penitenza e digiuno devono avere un'anima e Gesù sottolinea che gli apostoli avevano capito il momento, avevano Gesù con loro, dovevano fare delle altre cose. Ecco, dare un'anima a tutto per vivere di fede, seguire il Signore con una volontà forte, l'amore. Ecco allora le opere ne vengono di conseguenza, allora le opere diventano espressioni, espressioni piene e danno gloria a Dio, altrimenti sarebbero solo delle cose vuote. Poniamoci dunque in questa precisa posizione: il Signore va servito con tutto il cuore, i nostri gesti esteriori valgono se sono espressione dei nostri atteggiamenti interiori. In questa nostra interiorità, in questo distacco dal male, dall'egoismo, sta veramente quel sacrificio di cui parlava il salmo responsoriale: “Tu non gradisci il sacrificio, se offro olocausti non li accetti, uno spirito contrito è sacrificio a Dio”. Ecco, in questa contrizione, in questa umiltà di fronte a Dio, in questo spirito di fede, sta il senso della nostra quaresima.

CODICE 76C4Q0134YN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 05/03/1976
OCCASIONE Omelia, Venerdì dopo le Ceneri
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La penitenza quaresimale
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