06/12/1974 - Omelia Venerdi I Avv Nov Imm 8

Sant'Ilario d'Enza, 06/12/1974
Omelia, Venerdì I settimana Tempo Avvento, Novena Immacolata - VIII giorno - Primo Venerdì del mese

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Is 29, 17-24; Mt 9, 27-31

È la fede che ci stabilisce nel regno di Dio, è la fede che ci fa crescere nella comprensione del regno di Dio. Gesù domanda la fede (cfr. Mt 9, 28) e ce la domanda tanto di più in questo tempo d’Avvento quando noi, secondo la continua sollecitazione della Liturgia, dobbiamo andargli incontro. Andare incontro al Signore che viene vuol dire avere una comprensione più forte del suo piano di salvezza, del suo amore per gli uomini, del suo amore per ognuno di noi. Il Signore ci chiede questa comprensione, perché è il modo per avere ancora di più e per dare ancora di più. Evidentemente il regno di Dio è fatto così, di un dono che chiama un altro dono: riceviamo dal Signore, ma riceviamo per dare e il Signore salva l’uomo attraverso l’altro uomo. Salva l’uomo, perché ama tutte le sue creature ma vuole, in un ordine meraviglioso di Provvidenza, che ognuno di noi si senta collaboratore e artefice del regno di Dio. Tutti noi possiamo fare, tutti noi dobbiamo fare. Questo Primo Venerdì del mese cerchiamo di capire sempre di più la devozione al Sacro Cuore di Gesù, che è proprio in quest’ordine. Il Cuore di Gesù dice il suo amore sofferente, essere devoti a quel Cuore vuol dire accettare di amare il Signore e di amarlo nella sofferenza, accettare di amarlo per noi e di amarlo anche per chi non l’ama, e di soffrire nello scontare i nostri peccati e nel contribuire a scontare il peccato degli altri. La devozione al Sacro Cuore di Gesù ci pone allora in questo centro pieno di responsabilità. “Due ciechi lo seguivano urlando” (cfr. Mt 9, 27): ecco l’insistenza. In fondo noi curiamo poco la preghiera insistente e la prima forma invece di collaborazione sta proprio nella preghiera. Preghiamo poco per la luce, per la nostra luce, per la luce degli altri; la prima evangelizzazione è nell’ordine della preghiera, perché la prima forza che il Signore ci ha dato è proprio la preghiera. Noi dobbiamo pregare di più per la salvezza del mondo, noi dobbiamo poi saper soffrire, saper offrire di più per la salvezza del mondo, perché i due ciechi, che Gesù trova lungo la strada, simboleggiano quella umanità ancora così lontana dal Signore. Ha detto recentemente sua Santità Paolo VI: “Siamo ancora all’inizio dell’evangelizzazione” e siamo all’inizio perché si verificano ancora le parole del Signore: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi” (cfr. Mt 9, 37 ; Lc 10, 2). Ecco perché noi domandiamo stasera alla Madonna di farci capire questo valore della nostra collaborazione al regno di Dio, lei che ha pregato, lei che ha sofferto, lei che è stata la prima nella preghiera, lei che è stata la prima nella sofferenza. Indubbiamente le nostre parole sarebbero vuote, suonerebbero molto male, se nelle nostre parole ci fosse solo il desiderio della nostra felicità. Le nostre parole devono esprimere prepotente davanti a Dio la nostra volontà di salvezza universale, la nostra volontà di collaborare perché il regno di Dio si verifichi nella sua pienezza. Abbiamo letto nel versetto al Vangelo: “Il Signore viene, egli è la luce del mondo”, sì, per tutti gli uomini, per tutti. “Il Signore è la mia speranza”, dice il Salmo responsoriale (cfr. Sal 27, 14), ecco, in questo senso rinnoviamo la nostra volontà di unirci al Cuore di Gesù, per compiere in profondità il nostro dovere di membra del Corpo Mistico.

CODICE 74N5N01310N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 06/12/1974
OCCASIONE Omelia, Venerdì I settimana Tempo Avvento, Novena Immacolata - VIII giorno - Primo Venerdì del mese
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La preghiera insistente
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