17/02/1978 - Omelia Venerdi I Quar

Sant’Ilario d’Enza, 17/02/1978
Omelia, Venerdì I Settimana Tempo Quaresima

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Ez 18,21-28; Mt 5,20-26

“Lascia lì il tuo dono, va' a riconciliarti” (Mt 5, 24). Ecco, proprio è una nuova insistenza di questa Liturgia quaresimale. Insiste sulla nostra sincerità, perché a parlare di conversione si fa presto e le parole escono volentieri dalla bocca, ma sono false se non corrispondono a un vero strappo con tutto ciò che ci lega al male, se non rappresenta veramente un passo decisivo.

La conversione operata in sincerità richiede questo sforzo, questa durezza di sforzo, questa perseveranza di sforzo. Nessuno migliora sé stesso senza sforzo ed è in questo sforzo, umile ma tenace, che la vita spirituale può migliorare e ci possiamo presentare davanti al Signore, nella Pasqua, rinnovati. Non ci si sveste dell’uomo vecchio, non ci si riveste nel nuovo che a queste condizioni. Ecco perché dobbiamo misurare noi stessi e la nostra vera intenzione nella pratica quotidiana, soprattutto in quella bontà, in quella pazienza, in quella fattiva carità che ogni giorno si richiede da noi. Altrimenti la conversione diventa solo un’irrisione, qualche cosa che tu presenti, qualche cosa nella quale ti illudi, qualche cosa per dire che la Quaresima è stata efficace per te. Ma non è vero!

Ecco allora, per misurarci così, dobbiamo quotidianamente guardare a Cristo Signore, perché dobbiamo fare come Mosè. Quando Mosè dovette eseguire le opere di Dio, il Signore gli fece vedere come una visione e gli disse: “Guarda, fa' secondo questo modello” (Es 25, 9; 26, 30). Il Padre non ci chiede una conversione con termini umani, ci mostra Cristo e ci dice: “Guarda, fa' secondo questo modello, i tuoi sforzi sono per avvicinarti a Gesù, per ricopiare da Lui”, un ricopiare, certo, non esterno, un ricopiare nella interiorità Gesù. Allora comprendiamo come la nostra conversione è la cosa più bella.

Alcuni, quando si parla di conversione, sottolineano solo il lato impegnativo dello sforzo oscuro di ogni giorno. Oh sì, è uno sforzo, ma per scolpire nell’anima nostra la cosa più bella, più entusiasmante, più affascinante. È perché noi dobbiamo scolpire nel nostro cuore l’immagine di Gesù, perché la nostra pazienza deve essere un ricopiare la pazienza di Gesù, la nostra bontà la Sua, la nostra purezza la Sua, la nostra umiltà la Sua.

Il cristiano si converte non a un modello generico o, così, soggettivo di perfezione, lo si modella secondo quello che Dio ci ha detto: “Ascoltatelo” (Mc 9, 7).

Noi dobbiamo veramente essere delle copie di Gesù, delle copie di Gesù che vogliono per sé essere in conformità alla volontà di Dio per il mondo, presentarsi perché tutti vedano attraverso noi il Signore Gesù. Quindi il nostro sforzo ben venga, la nostra sincerità sia a tutta prova, perché quello che dobbiamo fare è la cosa che maggiormente ci deve muovere, che maggiormente ci deve trascinare, e ogni giorno un po’ di più, finché il nostro volto sia proprio simile al volto di Cristo, finché la nostra anima non viva più per sé, ma viva di Lui.

CODICE 78BGQ01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 17/02/1978
OCCASIONE Omelia, Venerdì I Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Conversione sincera è imitazione di Cristo
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