23/03/1984 - Omelia Venerdi II Quar

Quaresimale – Venerdì II Quaresima

Gn 37,3-4. 12-13. 17-28; Mt 21,33-43. 45

La parabola riguardava direttamente il popolo ebreo, ma la parabola riguarda anche ognuno di noi, perché la nostra anima è la vigna del Signore, è la coltivazione del Signore; la nostra anima è dove Dio ha diffuso tanto, tanto volume di grazia, dove il Signore ha tante volte sollecitato per avere i frutti. Quante ispirazioni, quanti ammonimenti, quanti richiami, quanti perdoni nella Confessione che sono stati poi traditi! Abbiamo disprezzato le sue sollecitazioni, le sue ispirazioni e siamo stati veramente biasimevoli sotto tutti gli aspetti.

La nostra conversione settimanale è la conversione della domenica, quando ci riuniamo tutti a partecipare intensamente al mistero di Gesù. Ma è stata vera? È stata autentica? Ogni nostra Confessione avrebbe dovuto essere una vera conversione della nostra mente e del nostro cuore. Oh, decidiamoci! Decidiamoci in questa Quaresima a dire sul serio, a coltivare questa nostra anima, a darla al Signore, a dare non solo delle buone intenzioni, non solo delle intenzioni e delle parole, perché lo diciamo spesso, ma è un’espressione significativa, che di buone intenzioni è lastricato l’inferno.

Non basta dire, non basta promettere, non basta dire: “Farò”, bisogna fare, bisogna fare quanto vuole il Signore, bisogna farlo tutti i giorni, bisogna davvero evitare il peccato, davvero fare quelle opere di bene che Lui vuole da noi. Dobbiamo assolutamente impegnarci con generosità, con fedeltà, con umiltà.

Pensiamo, pensiamolo tante volte: se fossero le ultime grazie che ci dà il Signore, se fossero le ultime grazie che ci dà per salvare l’anima nostra. È duro il giudizio di Dio per quelli che rifiutano la sua bontà e la sua misericordia, per quelli che abusano, per quelli che prendono in giro il Signore. Pensiamoci, decidiamo con forza e con umiltà.