07/03/1980 - Omelia Venerdi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 07/03/1980
Omelia, Venerdì II settimana Tempo di Quaresima

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Ez 18,21-28; Mt 5,20-26

Ricordava con la parabola il miracolo dell’amore di Dio, quel miracolo per cui Dio ha così amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per noi peccatori, creature ribelli, insensati nei nostri peccati. Dio ha da, cioè ha consegnato al tormento, ha consegnato alla morte il suo Figlio unico. Gesù sottolineava nella parabola le opere di Dio, i suoi richiami, c$ome sono stati tanti gli inviati, come sono state tante le promesse e i richiami, e come l’uomo è stato irragionevole, come è stato tracotante, proprio come quei vignaiuoli. Se lo dobbiamo dire del passato, lo sappiamo bene, che lo dobbiamo dire anche del presente: come ci dobbiamo riconoscere peccatori, come, invece di contraccambiare all’amore di Dio col nostro amore, noi rispondiamo a Dio con una somma ingratitudine e con una moltitudine di peccati. Ecco la meditazione di stasera: “Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie”: le meraviglie della sua carità, del suo perseverante amore. La storia di ognuno di noi è una storia di grande amore, di grande misericordia di Dio. Noi dobbiamo essere, alla presenza dell’immagine della Madonna, particolarmente sensibili a questo problema di vita che è il problema essenziale, perché si tratta di vita. L’Amore di Dio si è dato a noi, perché noi fossimo dei viventi, dei viventi di vita soprannaturale, di vita di grazia. Lo Spirito Santo si è diffuso nel nostro cuore e ci ha comunicato una partecipazione alla vita trinitaria. Un cristiano vive non di una vita umana, vive di una vita divina, della vita che viene dall’alto, della vita che ci rende simili a Dio, ci dà la partecipazione alle ricchezze di Dio. Noi dobbiamo invocare la Madonna e invocarla con tutto il cuore, perché possiamo essere fedeli, perché possiamo essere generosi, perché possiamo essere pronti a quelle rinunce che si richiedono, perché possiamo essere veramente disposti a ricambiare l’amore di Dio con un amore umile e obbediente. Dobbiamo corrispondere all’amore di Dio e moltiplicare gli atti del nostro amore. La Vergine Santissima è vissuta di amore di Dio. A Fatima ci ha ricordato come il peccato è stoltezza, perché va contro all’amore, perché va contro la vita presente e va contro la vita eterna. La Madonna a Fatima ha fatto vedere ai tre innocenti pastori l’Inferno e ha detto “Non siate indifferenti, non chiudetevi in voi stessi, non pensate solo a crescere bene, pensate a quante anime vanno nelle fiamme eterne. Pregate e fate penitenza”. Allora l’amore di Dio, la carità verso Dio diventa carità verso il prossimo, la carità si struttura e costituisce nella vita la base di tutta l’azione. Le cose che dobbiamo fare devono partire dalla virtù teologale della carità: amore a Dio, amore agli altri. È qui che dobbiamo fare il nostro esame di coscienza e, pregando stasera per i nostri fanciulli, noi preghiamo perché crescano alla vita della grazia, all’amore di Dio; perché possano richiamare l’amore degli uomini ed essere veramente cresciuti artefici di questo amore. La pace, la concordia tra gli uomini non può nascere da trattati e da convenzioni, nasce da una grande, meravigliosa comunicazione di Dio: “Tu amerai il Signore, tu amerai il prossimo come te stesso”.

CODICE 80C6Q01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 07/03/1980
OCCASIONE Omelia, Venerdì II settimana Tempo di Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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